fliuxsus

Alla galleria La Giarina Arte Contemporanea, Verona è in corso la mostra Fluxus jubileum.

Ampia collettiva in occasione del 50imo anniversario del movimento, la cui importanza nel Veneto e' attestata dall'attivita' di collezionisti come Francesco Conz. Opere di Joseph Beuys, Ben Vautier, Bob Watts, Daniel Spoerri e molti altri.

JOSEPH BEUYS | GEORGE BRECHT | GIUSEPPE CHIARI | PHILIP CORNER

ERIK DIETMAN | JEAN DUPUY | KEN FRIEDMAN | AL HANSEN

GEOFF HENDRICKS | DICK HIGGINS | JOE JONES | MILAN KNIZAK

ALISON KNOWLES | CHARLOTTE MOORMAN | BEN PATTERSON | SERGE III

DANIEL SPOERRI | BEN VAUTIER | BOB WATTS

Il gruppo Fluxus si è mosso dando nuovo significato alla parola "arte totale" abbandonando ogni concezione specialistica e ogni steccato tra le ideologie e le competenze. Fluxus è movimento, sperimentazione, smarginamento della pratica estetica in quella politica, degli ambiti poetici e disciplinari. Fluxus è il primo movimento che crea un'unica comunità transnazionale di artisti legati da una comune intenzione etica di eliminare ogni distinzione tra la vita quotidiana e il pensiero e la pratica dell'arte. L'influenza del Fluxus sulle nuove generazioni è enorme perché oggi i temi trattati dal gruppo negli anni sessanta sono ormai routine nel contemporaneo.

In occasione del 50°anniversario del movimento, molti sono gli happenings e le mostre

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bramantino15 maggio – 25 settembre 2012

L'esposizione dell'artista che sfidò Leonardo si articola nelle due grandi Sale del Castello Sforzesco che ospitano già importanti lavori dell'artista: la Sala del Tesoro dove domina l'Argo, il grande affresco realizzato intorno al 1490 e destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, e la soprastante Sala della Balla, che accoglie i dodici arazzi della collezione Trivulzio, acquisiti dal Comune nel 1935.

"Con la mostra sul Bramantino il Comune di Milano realizza, con assoluta autonomia di mezzi e di gestione – non accadeva da 20 anni – una mostra che valorizza lo straordinario patrimonio milanese di opere lasciateci da un autore su cui si sta concentrando l'attenzione della storiografia critica internazionale. Con il Bramantino al Castello Sforzesco – ha detto l'assessore alla Cultura Stefano Boeri – inauguriamo un nuovo corso della stagione espositiva milanese. Una mostra di grande qualità che si offre gratuitamente al pubblico per condividere con la città lo spirito di una nuova idea di cultura".

Bergamasco, documentato dal 1480 e morto nel 1530, Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, deve il suo peculiare soprannome al rapporto con il marchigiano Bramante, pittore e architetto alla corte di Ludovico il Moro. "Il riconoscimento del Bramantino come il più grande artista lombardo del Rinascimento è avvenuto nel corso del

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mustafa

Dal 20 maggio - 30 settembre 2012 a Ferrara al Museo Giovanni Boldini, Palazzo Massari MUSTAFA SABBAGH Memorie Liquide. A cura di Maria Luisa Pacelli e Barbara Guidi.

...come nostalgiche vestigia di un mondo lontanissimo.

La seconda installazione consiste in due stampe di grande formato retroilluminate che replicano le vedute del giardino su cui affacciano le finestre di una delle sale. In essa s'indaga il rapporto tra spazio interno-esterno e la proiezione di questi nella dimensione fittizia dell'opera d'arte.

La selezione di fotografie, presentate lungo il percorso del museo, ritraggono modelli celati dietro maschere feticcio composte di oggetti disparati, come forchette, parrucche, paraocchi, elmetti, velette, uccelli impagliati, realizzate da Simone Valsecchi, dress designer che ha collaborato con artisti quali Luca Ronconi e Peter Greenaway. Singole, o appaiate in dittici di cupa bellezza, in cui le figure sono accostate a paesaggi notturni, queste immagini sono composte con estrema raffinatezza e cura ossessiva per il dettaglio tecnico e compositivo e alludono a un immaginario di costrizione e tortura.

Con una tecnica sapiente, Sabbagh cattura il soggetto, lo staglia su fondali antracite e cobalto, bloccandolo in pose ieratiche, frontalmente o di profilo, come fosse inciso su antiche medaglie. Nella finzione del travestimento, lo sguardo, tramite di vita, è schermato dalla maschera, espressione della simulazione, ma al

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anna-caser

Si è inaugurata il 12 maggio la mostra di Anna Caser a Villa La Valverde, Verona.

Sogni, forme e colori. Nei lavori recenti entra in gioco, accanto alla pittura tradizionale, l'elaborazione digitale.

Lavori presentati di recente al Museo Italo Americano di San Francisco.

Vi è nel lavoro di Anna Caser lo spirito delle avanguardie storiche, l'idea che il mondo sia sempre in fermento e che ne sia l'arte il catalizzatore. Il contributo che gli artisti devono dare al mondo appartiene al territorio infinito della sperimentazione, del sondare le illimitate possibilità della forma a rappresentare le idee e delle idee a diventare forma. Non vi possono essere altri limiti che quelli che ci si impone per pigrizia o per incapacità a comunicare. Tutto questo per la Caser non esiste in quanto nell'artista veneta la gioia di comunicare e il piacere di lavorare fanno parte integrante del suo progetto artistico.

E si vede. Anche nei recentissimi lavori in cui entrano per la prima volta le tecniche digitali e l' elaborazione al computer accanto alle tecniche pittoriche tradizionali, la fantasia conquista facilmente il potere di mettere in sintonia con il mondo la capacità visionaria dell'artista. In effetti, si respira un'aria di libertà che c'è sempre stata, ma anche sicuramente legata all' espressione pittorica, subiva alcuni

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Achille-Soardi

20 aprile - 24 giugno 2012

Tempi incrociati

Dipingere un'opera finita, non semplicemente un bozzetto, all'aria aperta si è sviluppato in ritardo nell'arte: tubi pieghevoli di metallo, che incoraggiavano quest'evoluzione, sono stati inventati solo nel 1841. Eppure, entro la fine dell'ottocento la maggior parte dei pittori lavorava dentro il proprio studio. Era già molto tempo che perfino Monet ritoccava i suoi dipinti al chiuso...

Ma se hai iniziato l'attività come artista che dipingeva sui muri o altre superfici esterne, come puoi compiere questo spostamento dentro lo studio? Un pittore, per di più, che deve lavorare in fretta. L'invisibilità è essenziale per l'artista. Achille Soardi ci fornisce una possibile risposta.

Dentro il suo studio crea l'equivalente ai fatti del mondo esterno tramite l'impiego di graffiti, collage e materiali presi dalla quotidiana vita urbana; in più, lavora in quello che sembra un modo deliberatamente lento che riflette in modo convincente il lento scolorire, sbiadire e decadimento dello stesso mondo esterno. Inoltre, spesso lavora su grande scala: un altro, quasi letterale, rispecchiamento di ciò che troviamo fuori.

I risultati sono lavori solidi e tangibili che, però, non sono mai statici. In effetti, la vita delle strade è comunicata vivacemente e abilmente tramite la vitalità del suo tocco: non ha mai perso contatto con i suoi origini da

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rendering_installazione_Pug

12 maggio - 11 giugno 2012 - Inaugurazione sabato 12 maggio   ore 11.30 .

- ROBERTO PUGLIESE ARITMETICHE ARCHITETTURE SONORE

- EELCO BRAND PERSISTENCE OF VISION PAINTING WITH SOFTWARE

La ricerca di Roberto Pugliese è incentrata sulla relazione tra il suono e lo spazio, attraverso la realizzazione di installazioni che agiscono sulla percezione visiva e psicologica di sonorità artificiali. L'artista costruisce degli ambienti multisensoriali come Aritmetiche Architetture Sonore e Acustiche derive visionarie incentrati su un equilibrio tra suono ed immagine, per permettere allo spettatore di immergersi completamente nella percezione di un'esperienza psicoacustica, dove la relazione tra l'opera e l'ambiente che la ospita si attiva di energie e tensioni fisiche e concettuali.

Ispirato alle correnti della sound art e dell'arte cinetica e programmata, il lavoro dell'artista unisce apparecchiature meccaniche di riproduzione del suono con programmi software , per sviluppare dinamiche di analisi delle componenti psicologiche legate al rapporto tra arte, tecnologia e architettura .

"Il suono diventa quindi sia oggetto di ricerca, sia mezzo di espressione acustica e visiva, energia vitale che anima l'inanimato, guida per analizzare e stimolare la psiche e la percezione umana" spiega Pugliese. Un'analisi che ha condotto l'artista ad elaborare inedite prospettive sonore, dove il suono si muove ed agisce da protagonista. Ludovico Pratesi

Roberto Pugliese - Aritmetiche architetture sonore - (cavi di acciaio,

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03_Museion_Althamer_Seehauser

Dal 25 maggio al 26 agosto 2012, Museion presenta Pawel Althamer mostra Polyethylene, inaugurazione 25 maggio. Performance Common Task, Bolzano (2012).

Un esercito di bianche creature dormienti, candide sculture sognanti, fissate, come per un incantesimo, in un gesto, in una posa. Tutte hanno un nome, ognuna racconta una storia. Insieme formano un grande ritratto di gruppo collettivo. È questa la visione, magica e straniante, che si trovano davanti i visitatori di "Polyethylene". Come astronauti provenienti da un altro mondo, si sono aggirati tra le sculture, al suono di una cornamusa, i venti performer dorati di "Common Task, Bolzano (2012)", il progetto performativo di Pawel Althamer che accompagna la sua mostra a Museion (dal 23 al 25 maggio). La "visita" del gruppo dorato è proseguita tra le vie di Bolzano e presso il Museo archeologico dell'Alto Adige. Nel pomeriggio l'autobus di Common Task è partito alla volta della Val Gardena.

Il Museion di Bolzano dedica un doppio appuntamento a Pawel Althamer: la personale dell'artista "Polyethylene" a cura di Letizia Ragaglia e il progetto performativo a cura di Andrea Viliani "Common Task, Bolzano (2012)", alla sua prima assoluta in Italia.

Polyethylene: tra film di fantascienza e spettacolo barocco.

In occasione della mostra su Pawel Althamer gli spazi di Museion saranno invasi da una settantina

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pan2

Sabato 5 maggio 2012, alla galleria Marcorossi Artecontemporanea, Verona inaugura alle ore 18.30 la mostra di Robert Pan a cura di Ivan Quaroni.

La Galleria Marcorossi artecontemporanea di Verona ha il piacere di presentare Quasar, la nuova personale di Robert Pan. Si tratta di un ciclo di lavori appositamente realizzati per questa esposizione che trova il suo completamento presso la galleria MARCOROSSI artecontemporanea di Pietrasanta.

I Quasar sono tra gli oggetti celesti più misteriosi e affascinanti, si tratta di galassie lontanissime che emettono un'enorme quantità di energia così come queste opere, in cui dalle superfici grigie e brune del ferro, del bronzo e del rame, fuoriescono nuovi cromatismi squillanti: arancio, rossi, azzurri e verdi brillanti. La mostra prosegue il percorso iniziato con le personali Dharma (legge cosmica), Lîlâ (gioco cosmico), Zenit e Sternenstaub (polvere di stelle), che rappresentano gli elementi di una sua personale cosmogonia in cui le opere sono prive di titolo ma classificate da sequenze numeriche necessarie per poterle rintracciare nel suo firmamento fantastico.

Come un alchimista, Pan incide, leviga, brucia, corrode la materia realizzando opere che hanno al loro interno qualcosa di magico, una dimensione profonda in cui lo sguardo si perde.

Le opere sono realizzate con un procedimento complesso ideato dall'artista, che prevede la sovrapposizione di più strati

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rampinelli-Per_un_nuovo_rosso

4 – 20 maggio 2012 - La retrospettiva di Pierluigi Rampinelli, a cura di Luigi Meneghelli, è la naturale prosecuzione del percorso intrapreso dallo Spazioarte Pisanello con le mostre di Renzo Marinelli, Federico Chiecchi e Francesco Arduini inteso a riproporre gli artisti che negli anni '60 ruotavano intorno alla Galleria Ferrari.

Una trentina di lavori, tra tele, carte, sculture: lavori della piena maturità di Pierluigi Rampinelli (Verona 1925 – 1996). L'artista si è appena lasciato alle spalle i collage di carte assorbenti con cui, nei primi anni '60, ha realizzato superfici fatte di minimi rilievi e calcolatissime asperità. E cerca di dare aria, respiro, vento a quello che prima era solo un bisogno di testimoniare la propria presenza. Innalza motivi araldici come trofei, con l'intenzione di creare una nuova relazione tra spazio dell'opera e spazio dell'ambiente.

Oppure, parte da una matrice di linoleum e produce una serie di "varianti", che sembrano uno "sciame di farfalle" melottiane. Sempre, comunque, in bilico tra vita vissuta e gioco da vivere, tra equilibrio e fantasia, tra confessione e cronaca. Spesso l'artista usa anche la tecnica del montaggio e del collage: taglia, cuce, riattacca, come se le forme dovessero galleggiare o incastrarsi tra di loro. Ma il campo più frequentato è quello della tela: lì pare farsi collezionista

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backstage_liu_super

Sabato 28 aprile 2012 alle ore 18:00-20:00. A chiusura del progetto della durata complessiva di due settimane, Boxart ha in programma un evento su invito nelle sale espositive della Galleria. Si tratta di una performance live dell'artista, che condividerà con i presenti la meticolosa preparazione degli scatti, fino all'emozionante resa finale.

Non è ancora stato svelato se si tratterà della sua mimetizzazione in un set che rievoca gli scaffali di un supermarket, o una libreria. Per l'artista i prodotti di massa, spesso a basso costo, venduti nei supermarket cinesi risultano nocivi per la salute, perché addizionati chimicamente e rappresentano l'altra faccia dello sviluppo del Paese.

I libri invece sono il cibo della mente, di letture nutriamo il nostro pensiero, che a differenza del corpo non appare a prima vista, ma letteralmente ci modella come esseri umani. Dopo performance live in tutto il mondo, Liu Bolin arriva a Verona per la terza volta e sarà un nuovo sorprendente incontro.

Il camaleonte umano, the invisible man, Mr. Camouflage. Gli epiteti per l'artista cinese Liu Bolin (Shandong, 1973) hanno infarcito a decine la stampa mondiale ─ specializzata e non ─ dal più banale al più azzeccato. Stavolta però non si tratta di una nuova fase del suo on going project, Hiding in the city (Nascondersi

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William-Congdon

«William Congdon è l'unico pittore, dopo Turner, che ha capito Venezia, il suo mistero, la sua poesia, la sua passione. Il suo modo d'esprimersi è moderno, la sua comprensione vecchia quanto la città stessa. Egli ha saputo cogliere l'effettiva essenza di molti secoli e fonde questa visione in un sogno così fantastico e bello che i suoi dipinti lasciano senza respiro [.] Sono fatti di lava; sono lampeggianti; palpitano della vita e della passione di tutti i veneziani che da lungo tempo riposano nella loro ultima dimora.» Così scriveva Peggy Guggenheim nel 1953, esprimendo il suo entusiasmo di fronte alle Venezie di Congdon.

Ora, l'occasione del primo centenario della nascita di colui che è uno dei maggiori anche se più trascurati protagonisti dell'Action Painting americana è colta da Ca' Foscari per realizzare, in collaborazione con la William G. Congdon Foundation di Milano-Washington e con il sostegno di Assicurazioni Generali, una mostra con oltre 40 opere sul lungo soggiorno (1948-1960) dell'artista a Venezia, la città che diviene, dopo New York, il secondo e più importante correlativo della sua ricerca espressiva, e sulle raffigurazioni che quel soggiorno produsse. Congdon, come aveva avuto modo di osservare ancora Peggy, «non appartiene a nessun gruppo di pittori. Sta a parte. Non appartiene a nessuna scuola. Nessuno ha

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