Artista nato a Verona nel 1943 Giancarlo Veneri ha operato sul territorio nazionale dal 1964 fino alla sua morte, nel 2007, attraversando le correnti più rappresentative e utilizzando tutti i mezzi espressivi messi a disposizione da un quarantennio pieno di sensibili mutamenti.
Indagatore della Pop Art dal 1966 al '68 e testimone dell’arte povera dal 1968 ai primi anni '70, ha offerto il suo contributo disincantato ai movimenti più vitali dell’epoca spaziando dalla pittura alla scultura, dall’happening all’audiovisivo, con incursioni nel mondo della scenografia teatrale, dell’illuminotecnica, del fumetto e della grafica, concedendosi ad ogni linguaggio e tecnica con incontaminata generosità.
Al primo periodo fortemente improntato a una visione critica della società ha opposto negli anni a seguire un mondo poetico quasi intimista, permeato da uno sguardo fanciullesco commosso e ironico.
Il tema delle nuvole, caratteristico delle prime pulsioni dialettiche, si è andato stemperando nella rapida successione degli alberi, nella serialità mai ripetuta dei cuori, per concludersi nella sequenza spinosa dei cactus, raffigurati ed esposti per la loro infinita singolarità.
BREVE CATALOGO OPERE
Sono un ragazza yè-yè 1967 Installazione gommapiuma-cavo d'acciaio 1968 Happening "La barca" 1969
Nato a Verona nel 1947, si laurea in architettura a Venezia nel 1972. È attivo come architetto, designer, pittore e scultore. Dal 1974 svolge l'attività di architetto, designer e artista. Partecipa a mostre personali e collettive in Italia e all'estero. Dal 1994 è docente presso l'Accademia di Belle Arti "G. B. Cignaroli" di Verona, dove dal 1998 è titolare della cattedra di Plastica Ornamentale ed è stato vice direttore per gli aa.aa. 1998/99 e 2002/03. Dal 1996 è corrispondente della rivista "Artigianato".
Nel 2001 fonda con due colleghi la Scuola di Design approvata dal MIUR. Attualmente è coordinatore della Scuola di Design e vi insegna Tipologia dei materiali, Design, e Architettura degli Interni. Dal 1989 è presente nelle mostre culturali di "Abitare il tempo" in qualità di autore e curatore. È invitato come relatore a convegni. Suoi lavori sono stati pubblicati su quotidiani, riviste, cataloghi e libri italiani ed esteri. Sue opere sono nelle seguenti collezioni: Fondazione Domus per l'Arte Moderna e Contemporanea; sedi del Gruppo Manni e della Ditta Biondani s.r.l. (Vr); Parco Hotel Bellevue San Lorenzo (Malcesine); parco sculture Ditta Menin (Tv); nella collezione del Gabinetto Stampe e Disegni del Museo di Castelvecchio (Vr); Pinacoteca Civica del Comune di Russi; collezione piccoli formati del MAGI 900, Pieve di Cento
A cura di Renato Barilli e Nicoletta Boschiero.
Se il Futurismo di Umberto Boccioni, ha influenzato profondamente l'arte italiana e preparato la via all'Arte povera, qual è invece l'eredità storica dell'altro Futurismo, quello di Balla e di Depero, con la sua sintesi originale di decorazione e funzionalismo? La domanda se la pone da tempo il critico Renato Barilli. Una questione che non riguarda solo la riflessione accademica: descrivere e mettere in prospettiva i molteplici esiti della maggiore avanguardia italiana ha assunto una particolare urgenza nell'onda lunga del centenario del Futurismo (2009).
In mostra una trentina di opere di Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario Brevi, Gianni Cella, Andrea Crosa, Innocente, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri, Plumcake e Umberto Postal. Le loro opere dialogano con gli arazzi, le tele, gli oggetti e la grafica di Fortunato Depero, in un allestimento che mette in luce la grande capacità di questi artisti di spaziare con assoluta libertà tra varie espressioni artistiche, utilizzando materiali prodotti dalle nuove tecnologie, come il plexiglass, il pvc, il neon.
I "Nuovi Futuristi" hanno esplorato i territori al confine tra design e pubblicità, ma anche tra narrazione, fumetti e cartoni animati.
Ulteriori Informazioni: Museo Casa Depero
In copertina un lavoro di Lodola
1) “Gino Severini 1883-1966” - 17 settembre 2011 - 8 gennaio 2012
Il progetto espositivo, a cura di Gabriella Belli e Daniela Fonti, ha avuto una significativa anticipazione tra aprile e luglio 2011 al Musée de l’Orangerie di Parigi con la rassegna intitolata “Gino Severini (1883 – 1966), futuriste et néoclassique”,
La mostra ricostruisce l’itinerario artistico di Severini attraverso una selezione di circa ottanta opere, provenienti dalle più importanti collezioni pubbliche e private italiane e internazionali. Protagonista del movimento futurista, Gino Severini svolse un ruolo fondamentale come punto di contatto tra l’arte italiana e francese nel periodo delle avanguardie e, successivamente, del ritorno al classico.
Nato a Cortona nel 1883, dopo gli anni trascorsi presso lo studio di Giacomo Balla a Roma, Severini compie la sua formazione tra l’Italia e la Francia, dove si trasferisce nel 1906. La ricerca divisionista, che si fonde con l’influenza del pointillisme, è alla base della sua originale interpretazione del futurismo. Il linguaggio dell’avanguardia italiana si incrocia a sua volta in maniera determinante con le suggestioni del cubismo e dell’orfismo.
A partire dalla metà degli anni Dieci, Severini è tra i protagonisti della stagione del “ritorno all’ordine”, di cui pone le basi con la straordinaria Maternità del 1916, cronologicamente vicina alle opere di Picasso nell’anticipare la tendenza di un nuovo
Dal 23 novembre 2011 al 29 gennaio 2012.
Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona la mostra MAGNUM SUL SET, a cura di Andréa Holzherr e Isabel Siben.
Nelle 117 immagini in esposizione è raccontata la storia del forte legame artistico tra i fotografi della famosa agenzia con il mondo del cinema e i suoi indimenticabili protagonisti; un rapporto di collaborazione che nasce nel dopoguerra per arrivare, ininterrotto, ai nostri giorni.
La mostra è un affascinante percorso sui set di capolavori della storia del cinema quali Luci della ribalta di Charlie Chaplin, Quando la moglie è in vacanza di Billy Wilder, Gioventù bruciata di Nicholas Ray, Improvvisamente l'estate scorsa di Joseph L. Mankiewicz, La battaglia di Alamo di John Wayne, Il processo di Orson Welles, Gli spostati e Moby Dick, La balena bianca, entrambi di John Huston, Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, Il pianeta delle scimmie di Franklin J. Schaffner, L'importante è amare di Andrzej Zulawski, Morte di un commesso viaggiatore di Volker Schlöndorff.
Prima di approdare a Verona, la mostra ha riscosso grande successo di pubblico nell'allestimento del Museo Nazionale del Cinema di Torino, alla Mole Antonelliana.
In occasione dell'evento espositivo veronese, che rappresenta un'imperdibile occasione per appassionati di fotografia e di cinema, l'Assessorato alla Cultura del Comune di Verona29 novembre - 10 dicembre 2011.
Fine anni '50: Bernard Aubertin partecipa al clima di asciugamento dalle materie informali. Più nulla da vedere, più nulla da commentare: Yves Klein, Manzoni, Fontana, Uecker, Cage.. Klein è "le monochrome", Fontana il gesto nella sua nudità, Cage il puro rumore, Manzoni l'assenza del colore.
Aubertin è l'incandescenza: sia quando distrugge la superficie con i chiodi ricoperti di rosso (immagine primigenia del fuoco), sia quando impiega il fuoco in presa diretta. Egli non lo imita, non lo descrive, il fuoco, lo fa diventare letteralmente il protagonista della sua scena operativa. A partire dal '61, quando incontra gli esponenti del Gruppo Zero ("Zero è silenzio. Zero è principio. Zero è rotondo"), egli si avvia verso la smaterializzazione di qualsiasi oggetto.
Il suo interesse è quello di creare una totale trasformazione di tutto quanto lo circonda (soprattutto se investito di valore simbolico e culturale). Brucia libri, auto, pianoforti, motocicli, manifesti.
E l'urgenza che muove ogni suo gesto non finisce nell'operazione, ma continua ad essere una corrente che si propaga anche a lavoro compiuto: anche alla cenere, ai frammenti anneriti, al colore buio della fuliggine. La fine diventa un nuovo modo di vedere la vita, la forza distruttrice una fonte di rinascita.
Ventidue opere in mostra (presso la Galleria
3 - 6 novembre 2011.
Veronafiere, pad. 7b - Vip Lounge Rolex Fei World Cup
In occasione della 113° edizione di Fieracavalli, la manifestazione equestre internazionale che si tiene a Verona, dal 3 al 6 novembre 2011, PH Neutro - galleria specializzata in fotografia d'autore, con sedi a Verona e Forte dei Marmi - presenta a Veronafiere un'esposizione inedita con circa 20 opere fotografiche, di autori storicizzati e contemporanei di richiamo internazionale, dedicate al tema del Cavallo.
Karin Andersen, Renato Begnoni, Keith Carter, Tom Chambers, Nicola Civiero, Mario Cresci, Arnaldo Dal Bosco, Michael Donnor, Tim Flach, Mauro Fiorese, Adam Jahiel, Michael Kenna, Colleen Plumb, George Rhodes, Gianni Rossi, Rosanna Salonia, Pentti Sammallahti, Louis Stettner, Anna Stocco, Allan I. Teger, Maggie Taylor, Gino Turina, Paolo Ventura, Stefano Zardini, sono alcuni degli artisti in mostra.
Da sempre vicino all'uomo, come compagno di lavoro e di vita, il cavallo è un soggetto ricorrente nella storia dell'arte, dalle prime testimonianze preistoriche, agli studi anatomici di Leonardo da Vinci alle monumentali, quasi tridimensionali, testimonianze di Giulio Romano nella Sala dei Cavalli dipinta per i Gonzaga a Palazzo Te a Mantova, fino ad arrivare alle provocazioni contemporanee di Maurizio Cattelan.
Questo percorso intende indagare il complice sodalizio creatosi nei secoli tra uomo e cavallo, attraverso un percorso iconografico che pone di volta
15 ottobre 2011 – 1 gennaio 2012
Partendo dal confronto tra le avanguardie storiche che hanno segnato gli inizi del XX secolo e che contraddistinguono la Collezione veneziana, quali Cubismo e Futurismo, la mostra di Gastone Novelli (1925-1968) tra i principali protagonisti dell’arte italiana degli anni ‘50 e ’60, realizzata in collaborazione con l’Archivio Gastone Novelli di Roma, secondo la consolidata formula curatoriale ideata da Luca Massimo Barbero guida l’osservatore verso una nuova comprensione delle opere, note e meno note, della Collezione Peggy Guggenheim attraverso il dialogo fitto e multi-interpretativo con lavori di artisti più contemporanei. All’interno delle stesse sale, capolavori appartenenti alle avanguardie del primo Novecento si confrontano tematicamente e scientificamente con opere del secondo dopoguerra, fino a lambire i confini della contemporaneità, in un percorso espositivo che rappresenta un’occasione unica per osservare l’evoluzione di temi e segni in nuove forme espressive.
In questa occasione, la sua scrittura poetica di gastone Novelli, la sue grandi tele equilibrate tra segni, colori, parole, ricostruiscono il rapporto dell’artista con Venezia: accanto ai taccuini degli anni ‘60 in cui raffigurò la città lagunare, sono presenti lavori realizzati tra il ‘64 e il ’68, alcuni dei quali del tutto inediti, dedicati alla città o creati nello studio veneziano. Proprio il 1968 rappresenta un anno cruciale che vede
7 ottobre - 17 dicembre 2011. Inaugurazione 7 ottobre ore 19.30.
Progetto antologico a cura di Patrizia Silingardi e Sonia Schiavone che racchiude la sofisticata carriera artistica di Patrizia Giambi, "effetto sorpresa (fare presto)" esibisce una comparazione oggettuale in cui l'urgenza narrativa e la fenomenologia della cosa senziente competono ad un rigoroso percorso stilistico ventennale e tutt'ora dedito a svelare l'occulto confine tra la leggerezza del concetto e del sentimento di contro all'implacabile lucidità della materia cui si affida per manifestarsi.