L'opera di Jacob Hashimoto a prima vista, ci attira per la sua ricchezza ma questo può anche presentare un problema: c'è il rischio di rimanere affascinati dalla moltitudine di variazioni e di dettagli da perdere di vista il concetto e l'insieme. Questo è il principale motivo per cui questa mostra si limita ad un solo aspetto del lavoro di Jacob Hashimoto.
Tutte le opere presenti sono a parete e consistono di elementi ripetuti, sospesi e uniti tra loro da fili. L'opera più grande, una moltitudine di ellissi con strisce di carta di colore verde incollate sopra, potrebbe essere considerata l'opera principale della mostra, e non solo per la sua grandezza. E' l'opera che rivela più chiaramente gli interessi e i concetti sviluppati nelle altre opere esposte. L'incontro e la compenetrazione tra cielo e terra sono qui mostrati nella loro grandezza e nella loro semplicità, ed è qui che comprendiamo più chiaramente come il lavoro di Hashimoto sia fatto di similitudini piuttosto che di metafore: non allude ma è.
Tutto questo è sviluppato e soggetto a variazioni infinite nelle altre opere in mostra. Nei lavori più piccoli, lo spazio fisico, quello degli elementi in rapporto alla parete, è ovviamente molto più concentrato ma anche complicato dal colore. La profondità è sempre tangibile anzi, ha spesso
dal 13 ottobre 2006 al 7 gennaio 2007. Splendori del
Risorto. Arte e fede nelle Chiese del Triveneto.
In occasione del IV Convegno ecclesiale nazionale -
Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo - che si svolgerà a Verona dal 16
al 20 ottobre 2006, la diocesi di Verona e le due Soprintendenze per il
patrimonio storico artistico ed etnologico del Veneto organizzano, con il
contributo decisivo della Regione del Veneto, la mostra “Splendori del Risorto.
Arte e fede nella Chiesa del Triveneto”, che si terrà a Verona dal 13 ottobre
2006 al 7 gennaio 2007. L’esposizione, nata su invito della Conferenza
Episcopale Italiana e attivata attraverso un comitato promotore presieduto dal
dott. Francesco Giovannucci, già prefetto di Verona, si avvale dell’azione di un
comitato scientifico presieduto da don Stefano Russo, direttore dell’Ufficio
Nazionale Beni Culturali Ecclesiastici della Segreteria generale della CEI. Sede
dell’evento espositivo sarà il Museo Miniscalchi-Erizzo di Verona.
La
mostra, che rientra nei progetti culturali sostenuti dalla Regione del Veneto,
proporrà un centinaio di opere d’arte provenienti da Veneto, Friuli Venezia
Giulia e Trentino Alto Adige. Codici miniati, dipinti, sculture lignee e in
marmo, calici, ostensori e altre preziose opere di oreficeria narrano le radici
dal 1 Settembre - 12 Novembre 2006
La mostra “IL SECOLO ASBURGICO 1848 -1916. Immagini di un impero” giunge a Peschiera del Garda, tappa fondamentale del tour che l’ha vista protagonista nelle principali città europee.
L'ambientazione della rassegna si svolge in una delle cornici più appropriate, si tratta della "Caserma d'artiglieria di Porta Verona", lo splendido manufatto di archeologia militare, costruito dagli Austriaci a metà dell’Ottocento nella piazzaforte gardesana. Di proprietà comunale, lo spazio è stato recentemente restaurato rispettando disegni, materiali e forme originali, ingentilite dalle suggestioni architettoniche della veneziana Porta Verona.
La manifestazione è realizzata dalla Fratelli Alinari di Firenze ed è ospitata a Peschiera del Garda con il patrocinio collaborazione e finanziamento dell’Amministrazione Comunale, con il patrocinio della Regione Veneto.
La mostra ripercorre un fondamentale periodo storico, ampiamente illustrato dalla fotografia fin dalle sue prime sperimentali applicazioni, presentando un percorso in cui viene ricostruito, attraverso l’obiettivo dei grandi maestri della fotografia dell’epoca, il clima politico, culturale, artistico, sociale, religioso ed economico che connotò l’impero Asburgico come una delle maggiori potenze nella scacchiera politica dell’Europa del XIX e inizi del XX secolo. Un impero sovranazionale, erede del Sacro Romano Impero, raggruppante oltre venti popolazioni di differenti etnie, che parlavano dieci lingue diverse (con tre alfabeti) e professavano sette religioni, unite tutte nella figura dell’Imperatore, simbolo dell’accentramento.
dal 23 settembre al 19 novembre 2006.
La quinta edizione della Biennale Postumia Giovani nasce in concomitanza con le celebrazioni dedicate al quinto centenario della scomparsa di Andrea Mantegna. Per l’occasione gli spazi di Villa Ippoliti, sede del Museo d’Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti, si aprono a dieci giovani artisti selezionati dalle curatrici Paola Artoni e Antonella Gandini e chiamati a intervenire negli spazi del museo rielaborando personalmente la poetica di Mantegna (in termini di spazialità e prospettiva, psicologia dei protagonisti, rapporto con la classicità,…). In mostra sono i lavori di Paul Beel, Francesca Conchieri, Leonida De Filippi, Luca Francesconi, Junko Imada, Mario Piavoli, Paola Risoli, Spazio Visivo (gruppo composto da Paolo Cavinato, Anna Strada e Stefano Trevisi), Nicola Vinci, Dania Zanotto.
Accompagna la mostra un ampio catalogo edito dalla Publi Paolini con testi di Paola Artoni e Antonella Gandini.
La mostra è sostenuta dalla Regione Lombardia – Culture, Identità e Autonomie della Lombardia e dalla Fondazione Banca Agricola Mantovana, e patrocinata dalla Provincia di Mantova – Assessorato alla Cultura e Sistema dei Musei Mantovani, dalla Città di Gazoldo degli Ippoliti.
L’inaugurazione della Biennale è inserita nel programma del Festival Mosaicoscienze 2006 “Le Forme del Linguaggio”. In questa occasione è previsto l’intervento delle curatrici e di Roberto De Feo, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università
dal 17 settembre al 10 dicembre 2006.
Mostra assolutamente d’eccezione quella che si inaugura il 16 settembre al Museo
Palladio in Palazzo Barbaran da Porto a Vicenza, aperta al pubblico fino al 10
dicembre. Protagonista Michelangelo Architetto. In mostra più della metà di
tutti disegni di architettura del Maestro oggi noti al mondo.
Una
mostra d’eccezione non solo perché emergerà una dimensione nuova del fiorentino:
“ Nelle sue architetture – afferma Howard Burns (scuola superiore normale di
Pisa), che con Caroline Elam e Guido Beltramini, cura la mostra – Michelanelo
scrive poesia. In senso letterale perché non è raro trovare versi poetici
appuntati dal Maestro accanto agli schizzi di architettura, quasi ad esprime di
getto l’emozione sorta dall’aver “inventato” forme armoniche, poetiche appunto.
Ma anche perché si serve, nelle sue architetture non di figure scolpite, ma di
capitelli e basamenti, luce e ombra che evocano i grandi temi poetici della Vita
e della Morte, dell'Amore, del Tempo e della Fama.”.
“Benché non sia mia
professione”, come egli stesso scrive, in architettura Michelangelo è stato
grande, grandissimo, interprete, assolutamente all’altezza di quanto ha
raggiunto in pittura, scultura e poesia.
Le ricerche, molto
approfondite, che hanno preceduto questa fondamentale
Fotografie di Carlo Cattadori
Le fotografie proposte in questa mostra sono il frutto di più viaggi nell’arco degli anni novanta. Anni per Cuba di grande difficoltà, in cui si è trovata ad affrontare il disimpegno degli aiuti Sovietici e il mantenimento del blocco economico da parte degli Stati Uniti.
Una situazione con cui si è dovuta rapportare tutta la società Cubana, provocando grandi trasformazioni socio-economiche. Questo periodo è stato chiamato dallo stesso governo cubano “Periodo Especial”.
Il paese ha dovuto far fronte a un tracollo dell’economia e in poco tempo sia i dirigentiche la gente comune si sono dovuti reinventare delle strategie di sopravvivenza.
È in questo clima che sono stato testimone di tante vite ceh si son date allo sguardo della mia macchian fotografica nei momenti quotidiani della loro esistenza: nella gioia e nelle difficoltà, nella chiarezza e nelle contraddizioni, ho sempre cercato di raccontare senza censure quel che ai miei occhi appariva.
Ho avuto così l’impressione che a un “Periodo Especial” corrisponda “Gente Especial”.
Accompagna la mostra il libro “Gente Especial”, Edizioni dell’Arco.
La mostra sarà aperta dal 20 ottobre all'15 novembre
Da giovedì 19 a lunedì 23 ottobre 2006 si terrà a Verona la seconda edizione di Art(Verona, la manifestazione che- con il Patrocinio della Regione Veneto, della Provincia e dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona - si è accreditata fin da subito come la grande fiera italiana che apre il mercato d’autunno.
Un successo dovuto all’adesione lo scorso anno di 140 gallerie, provenienti da tutto il territorio nazionale e unanimemente riconosciute di alto livello qualitativo, testimoniato anche dalla partecipazione di oltre 18.000 visitatori e da un bilancio dell’andamento del mercato definito dagli stessi espositori più che positivo, sia rispetto alle vendite effettuate, sia rispetto ai contatti stabiliti.
Un risultato che ha contribuito a vedere rinnovata anche per questa edizione la presenza di quasi tutti i partecipanti, ai quali si aggiungono circa settanta nuovi espositori, per un totale ad oggi di circa 190 gallerie, che hanno portato ad estendere la manifestazione a un secondo padiglione di Veronafiere.
Dati positivi che hanno trovato conferma anche nell’indagine commissionata all’istituto di ricerche Rimarko di Milano, che ha rilevato la piena gratificazione di collezionisti e operatori di settore, che hanno assicurato la loro presenza anche quest’anno;
L'arte e Dio. La scommessa di Carlo Cattelani.
Dal 13 ottobre al 7 gennaio 2007.
La rassegna intende presentare e far conoscere ad un largo pubblico una
figura di viva fede cristiana, dotata di straordinaria comprensione
dell’arte e degli artisti contemporanei: Carlo Cattelani. Questo grande
collezionista e mercante d’arte, scomparso da poco, non soltanto ha
raccolto un consistente nucleo d’opere che rappresenta in maniera
esemplare la cultura artistica degli anni Settanta ed Ottanta del
secolo scorso, ma ha anche saputo generare sincere espressioni di fede
e spiritualità in artisti lontani da ambiti religiosi.
Il suo impegno
per Cristo e per la Chiesa ha contribuito ad un rinnovamento
dell’iconografia della fede, tracciando un itinerario di relazioni e
testimonianze unico al mondo.
Cattelani è personalità nota nel circuito dell’arte, ha agito su
collezioni pubbliche e private, ha vissuto personali, intensi contatti
con critici e storici dell’arte sulle due sponde dell’Atlantico, ha
profeticamente promosso un movimento di intese e progetti tuttora
vitale, in particolare nella corrente dell’arte concettuale, forma
d’arte che ‘pensa’ e ‘fa pensare’. Lo stesso direttore di Palazzo Forti
ha avuto con lui, negli anni Settanta ed Ottanta, una proficua
collaborazione culturale.
Trascinato da un temperamento schietto e capace di attingere, al di
fuori di ogni conformismo, alla vitalità del mondo contadino, del
contesto ecclesiale di appartenenza,
Inaugurazione: venerdì 15 settembre 2006 ore 18.00.
Durata della mostra: dal 15 al 30 settembre.
La rassegna prende avvio dagli anni ‘70, da quando cioè Joe Tilson ha ormai eletto l’Italia come sua seconda patria, abbandonando ogni retaggio pop, ogni richiamo alle immagini dell’iconografia urbana e dei segni massmediali, in favore di un’immersione dentro un repertorio formale che attinge direttamente alle sorgenti magiche e al mondo dei miti.
Le relazioni non sono più da rintracciare nell’ambito del quotidiano, ma nelle aree della mistica orientale, nelle idee sciamaniche, tantriche, nel pensiero indiano, cinese, ecc. Solo che questo “regressus ad uterum”, questo ritorno al corpo della Grande Madre, come lo chiama lo stesso Joe Tilson, non scade in giochi illusionistici o emotivi, ma si realizza sempre dentro dei diagrammi precisi, razionali, a delle forme schematiche, quasi primarie (molto vicine a quelle che l’artista “costruiva” anche negli anni ‘60).
Immagini di Labirinti, Spirali, Ziggurat, emblemi di divinità elleniche: il tutto dentro un equilibrio compositivo che richiama anche il senso del gioco, lo spirito artigianale, il legame inscindibile tra opera e “creazione del mondo”. Fino alle Crete Senesi, veri paesaggi in terra nuda e colorata che mettono in contatto natura e storia, fisicità e cultura; fino agli estremi dipinti dal titolo Conjunctions, tavole e tele, segni verbali
Questa personale milanese di Manuela Bedeschi, vicentina ma operante a Verona, testimonia principalmente uno degli interessi costanti del lavoro dell’artista, quello legato alla fisionomia dello spazio espositivo, alla sua investigazione: così l’opera, invece che essere ospitata nelle stanze o sulla parete, diventa uno strumento rivelatore di un nuova fisionomia dell’ambiente. Parete e pavimento diventano protagonisti della scena, con una particolare attenzione dedicata all’angolo, il luogo origine delle coordinate spaziali.
Per questa invasione/individuazione dello spazio Bedeschi adotta prevalentemente materiali ormai entrati nell’attrezzatura consolidata della ricerca artistica come il neon e il plexiglass: si tratta di una scelta nella consapevolezza della loro storia nell’arte del Novecento, per questo spogliata da eventuali antagonismi con altri strumenti espressivi, motivata principalmente dalla loro qualità non illusoria ma di segnale per una lettura non affrettata.
Ma il tema dello spazio abitato, della casa, con tutti gli aspetti evocativi che il soggetto comporta compreso il suo arredo, costituisce una costante nel lavoro tanto ambientale quanto oggettuale dell’artista, presente in esposizione da una ridotta selezione, nel quale sono “catturati” e trasformati oggetti, figure, materiali, anche parole dal quotidiano, racchiusi in un spazio senza tempo.
Il pieghevole, corredo alla mostra, ospita un intervento di Alberto Veca
Catalogo in galleria.