Inaugurazione venerdì 2 febbraio 2007
Cinquanta sculture in ferro che sembrano uscite dai bassifondi della storia. Sergio Billi ha girato per anni nei cimiteri del trovarobato e dei ferri-vecchi, raccogliendo oggetti ormai consumati dall'uso e logorati dalla ruggine (zappe, falci, chiodi): poi li ha assemblati e saldati fino a conseguire un’armata di figure che assomigliano un po’ a guerrieri e un po’ a simboli tribali.
Nella sua costruzione l’artista non ha voluto perdere il senso del relitto, ma nel contempo ha cercato di innalzarlo a fregio, a trofeo. Per cui si è venuta a creare una sottile parabola del fare e disfare, dell’aggregare e disgregare o, detto in altri termini, un rapporto paradossale tra forma e informe, tra barbarico e colto, tra primitivo e sofisticato. Non a caso in catalogo, Luigi Meneghelli scrive - l’oggetto è ancora riconoscibile, nominabile, ma spogliato dei suoi contrassegni funzionali diventa anche altro: una parte anatomica, uno scudo, una spada”. Un essere arcimboldesco che fa nascere il fantastico dal noto, l’unitario dall'addizione delle parti. Così, ogni scultura non mira solo a recuperare miti arcaici, iconografie totemiche, ma anche a rappresentare una ironica “recherche” del tempo perduto, un divertito mausoleo di immagini del profondo.
nella foto Luigi Meneghelli e Sergio Billi foto Antonella Anti Studio Click
15 dicembre 2006 - 9 aprile 2007
La mostra celebra l'ampio e sfaccettato mondo del vino attraverso tre sezioni tematiche: Dal mito di Bacco al tema sacro, Dalla terra alla tavola, Vino come fonte di salute e gioia.
Il Vino e l'Arte raccoglie oltre 150 pezzi partendo dalla mitologia antica e arrivando ai giorni nostri: libri antichi, cartoline d'epoca, editti, vasi, dipinti, incisioni, sculture, cavatappi storici, piatti e bicchieri d'epoca, provenienti da collezioni private e musei pubblici.
La mostra sarà accompagnata nel week-end da degustazioni di vino.
Mostra
Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia . 24a edizione
20 gennaio-11
febbraio 2007
La città di Verona per la quinta volta accoglie l’importante Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia Le Immagini della fantasia, che nella sua ventiquattresima edizione è dedicata in particolare alle storie del continente africano.
Promossa e organizzata dagli Assessorati all’Istruzione, alla Cultura e alla Cultura delle differenze e Pari Opportunità con la sponsorizzazione di Mondadori Printing e il patrocinio della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Verona, anche quest’anno sarà ospitata dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Forti: la prestigiosa residenza della Verona antica si proporrà alla città come una casa delle storie del mondo, narrate a più voci attraverso immagini, gesti, profumi, suoni e parole.
La 24a edizione, che si è inaugurata il 21 ottobre 2006 a Sàrmede avviandosi poi nel consueto viaggio a tappe per l’Italia e l’Europa, vuole dare visibilità ai linguaggi dell’illustrazione, cogliendo l’esemplarità del percorso creativo di ogni autore nel contesto mondiale. Oltre 300 tavole originali, realizzate da 40 artisti provenienti da 20 paesi, proporranno un inedito viaggio attraverso fiabe, leggende e racconti di diverse matrici culturali narrate con il linguaggio dell’arte.
Una sezione speciale è dedicata all’ospite d’onore, lo slovacco Dusan Kallay, le
In questi ultimi diciotto anni, Ragnar Axelsson ha viaggiato a lungo attraverso l’Islanda, fino alle isole Féroé e alla Groenlandia. Ha trascorso parecchie settimane nei piccoli villaggi dei cacciatori della Groenlandia ed è rimasto nel freddo polare insieme ad alcuni degli ultimi cacciatori Inuit rimasti. Durante questi viaggi, si è conquistato la fiducia delle persone che ha incontrato, in situazioni in cui nessun fotografo prima si era trovato. Ha fotografato vecchi pescatori, chasseurs e contadini che utilizzano la terra e le sue risorse in modo tradizionale ma anche giovani che stanno perdendo il legame con le tradizioni dei loro antenati, destinati
In esposizioni opere del fumetista Paolo Bacilieri”. Laboratorio di disegno tenuto da Federico Brusco
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20 gennaio - 2 febbraio
In esposizione opere di Micaela Barbarossa, Sabrina
Giacopuzzi, Elpidio Tramontano, Mario Dalla Fini.
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dal 25 novembre al 31 gennaio 2007
“Still life”: natura morta. Ma più letteralmente “vita
immota, silenziosa”: rappresentazione di un oggetto discreto, umile che si fa
“forma fluens”, presenza animata, luogo di sensibilità visiva.
L’aveva
insegnato il Manierismo, il movimento
più alto di questo genere pittorico, con le sue trasgressioni ingegnose, i suoi
artifici, le sue metamorfosi. Ebbene, gli “Still life” dell’americano Timothy
Tompkins (Long Beach, California, 1967), vibrano anch’essi d’aria, di luce, di
liquidità, proprio come se l’immagine fosse precaria e si stesse formando (o
disfacendo) sotto gli occhi.
Certo, sono eliminati tutti i dati esornativi,
particolaristici, descrittivi, come pure quelli che hanno a che fare con
allegorie, simbolismi, metafore. Tompkins si pone di fronte al mondo oggettuale
come di fronte a un qualcosa di austero, di ordinario, di banale (un po’ alla
maniera di Chardin, come dichiara egli stesso).
E lo fotografa, ma non per cogliere un momento memorabile, quanto un istante di vita trascurabile: interni domestici, entrate secondarie di negozi, tavole apparecchiate alla menopeggio. Il successivo intervento al computer è un tentativo di braccare, di stanare, di liberare queste “cose comuni” dalle scorie nelle quali sono rimaste invischiate: un po’ un’interpretazione dell’immagine che così si trova decostruita, alterata, enfatizzata.
E gli smalti ultrabrillanti che seguono il dettato tecnologico (e
Il seminario itinerante, giunto quest’anno alla settima edizione, deve il proprio nome al chierico di età gotica Villard d’Honnecourt, che viaggiò per l’Europa sempre accompagnato dal suo taccuino da architetto. L’iniziativa ha coinvolto un centinaio di studenti e 20 docenti di 12 scuole di architettura italiane (tra cui Napoli, Milano e Palermo) e di due straniere. Durante il seminario gli studenti hanno partecipato a laboratori, sopralluoghi, analisi, incontri mensili nelle diverse università coinvolte per immaginare assieme le potenzialità di cinque aree veronesi: la cava Prati a Madonna di Dossobuono, la Speziala a San Massimo, l’area di Forte Chievo, le mura di Verona e l’ex scalo merci, compreso tra la stazione di Porta Nuova e il quartiere di Santa Lucia, scelte in base alle loro specificità e alla loro criticità, dagli architetti Paolo Boninsegna del Comune e Carlo Palazzolo dello Iuav (l’Istituto universitario di architettura di Venezia). I progetti vengono ora presentati alla città.
La mostra in Gran Guardia sarà inaugurata sabato alle 11,Bologna, 26 - 29 gennaio 2007
L’APPUNTAMENTO PER SCOPRIRE LE NUOVE TENDENZE DELL’ARTE
INTERNAZIONALE
che si mobilita dando vita ad una grande kermesse di
iniziative dedicate agli oltre 40.000 visitatori della rassegna.
La più importante fiera italiana dedicata all’arte contemporanea e moderna, organizzata da BolognaFiere dà appuntamento a Bologna dal 26 al 29 gennaio 2007 per la trentunesima edizione dell’evento, che si preannuncia sempre più ricco di eventi ed iniziative.
Ulteriormente qualificata, ad ARTEFIERA ART FIRST 2007, la presenza di
Gallerie di tutto il mondo, selezionate dal Comitato internazionale che
proporranno - accanto alle opere dei più importanti artisti nazionali
(attualmente di indiscusso protagonismo a livello mondiale) – l’anticipazione
delle tendenze più innovative.
Sarà, come sempre di grande suggestione (e
interesse per i collezionisti), il confronto fra arte italiana e internazionale,
una caratteristica unica di ARTEFRIERA ART FIRST, che la qualifica a livello
internazionale.
Oltre 200 gallerie, 35% estere (cui si aggiungono una sessantina di espositori fra editori, musei, istituzioni) le protagoniste di un’edizione di ARTEFIERA ART FIRST che si presenterà ancora più curata dal punto di vista espositivo. Infatti, accanto alla selezione meticolosa delle Gallerie (ad opera del Comitato Internazionale), la manifestazione prosegue nell’obiettivo di
dal 16 dicembre al 10 febbraio 2007
Il lavoro di Tonel, figura artistica di primo piano della cultura
latinoamericana dell'ultimo ventennio, è incentrato sulla necessità di
testimoniare delle dinamiche di natura psicologica e comportamentale che legano
l'esperienza del singolo a quelle della collettività, dunque del rapporto
complesso e contraddittorio tra l'individuo e la sua "storia", sia essa, nello
specifico, la realtà cubana o americana o, in una prospettiva più ampia, la
contemporaneità intesa in senso lato come condizione presente della quale tutti
siamo partecipi.
Dai disegni alle sculture alle opere di carattere
installativo, i suoi lavori, anche se caratterizzati dal prelevamento di
immagini appartenenti agli ambiti più differenti, dalla tradizione grafica
cubana alla fummettistica underground fino ai linguaggi "classici" di stampo
surrealista e neoavanguardista, mantengono l'immediatezza di un diario
giornaliero capace di trasformarsi, grazie all'utilizzo della caricatura, di una
comicità sarcastica e di una verve ironica da teatro dell'assurdo, in un luogo
privilegiato per osservare la realtà e attraversarne le tensioni: personali,
culturali, sociali ed ideologiche. Se nell'arte di Tonel, come nel teatro di
Beckett, l'assurdo diviene spesso la misura caratteristica dell'uomo -un essere
che aspetta qualcosa che non accadrà mai e che lui, anche se dovesse
Composta di 285 opere e divisa in 5 ampie sezioni, la mostra, a cura di Marco Goldin, per la prima volta in Italia tratteggia l’importante vicenda della nascita del paesaggio impressionista. Facendolo però da un punto di vista molto più dilatato e così storicamente fondato. Infatti, la prima sezione indicherà, attraverso l’opera di Constable e Turner, le maggiori preesistenze in Europa, al di fuori della Francia, nei termini della più elevata qualità quanto a una nuova interpretazione del paesaggio.
Non è inutile ricordare, tra l’altro, come Constable e Turner siano stati fondamentali, il primo in modo particolare per gli artisti di Barbizon e il secondo specialmente per Monet. Questo capitolo introduttivo sarà già l’affondo dentro una natura descritta e interpretata in modo assai diverso rispetto al XVIII secolo. Con Constable seguendo le vie di un realismo che si tramuta in lume nuovo sulle cose, e con Turner lungo i sentieri di quella dissoluzione della natura nella luce e nel colore che conteranno così tanto appunto per Claude Monet.