3 maggio - 23 giugno 2007
La mostra personale di Giosetta Fioroni dal titolo La Fiaba di Magia presenta una ventina di formelle in ceramica ispirate al mondo delle fate, alle streghe, ai desideri e ai viaggi fantastici. La Fiaba di Magia è una fiaba russa indagata e studiata dal grande antropologo Vladimir Jakovlevič Propp. Lo studioso, nel libro La Morfologia della Fiaba, definisce gli elementi costanti e le regole uniformi, che in questo tipo di favola ne compongono la struttura e concentra la sua attenzione sui Racconti di fate. Nel catalogo dell’ultima mostra alla Galleria Spiralearte di Pietrasanta dice la Fioroni: “Il discorso di Propp è stato ed è per me altamente suggestivo e provocatore di immagini…”. Queste immagini, che si possono definire “parallele” e non illustrative hanno dato vita fin dagli anni ottanta ad un’ampia serie di disegni, tele, collages ed acquarelli. Lo stesso mondo fiabesco compare ora nella ceramica, negli ultimi lavori presenti in questa mostra personale. Ed è così che vedremo rappresentate fate, maghe, oggetti magici, eventi del sovrannaturale, divieti sempre trasgrediti e trasporti subitanei. Sfavillanti di colore, le formelle racchiudono frammenti metallici, giocattoli, talvolta piccoli specchi, riflessi di un mondo altro, che bene si adattano al concetto di fiaba vista come espediente
4 - 31 maggio 2007
"… La
Biennale Anterem di Poesia da spazio alle opere e alla voce degli
autori, nella certezza che poesia, arte e musica pensano, con tutte le conseguenze che ciò
comporta..." afferma Sirio Tommasoli curatore della mostra personale dell’artista russa Larisa Bolshakova organizzata nelle sale della Società Letteraria di Verona
…
Il reale
viene compendiato da Larisa Bolshakova in una delle rappresentazioni che più ci
riguardano: la struttura urbana. L’ambizione di Larisa Bolshakova è quella di
toccare le emozioni interiori eliminando al massimo i tramiti.
Scegliendo la casa
quale soggetto, Larisa Bolshakova prende a modello un aspetto elementare del
mondo. Con questa riduzione riesce a cogliere quel ritmo vitale che
caratterizza l’esistenza meglio di tante argomentazioni selezionate.
Non si tratta
dunque di un ritorno a uno schema estrinseco, bensì di una meditata assunzione
di energie primarie, in un linguaggio coerente. Le riprese tematiche sono in
genere riconosciute come evasioni transitorie o segni di sfiducia. Qui abbiamo
al contrario la delineazione di un’immagine che intende designare la virtualità
segreta e proliferante dell’essere da cui proviene.
Per intendere Larisa Bolshakova
dobbiamo meditare sulla sua idea del mondo, che con i suoi colori lei chiama
“mistero” …
Dal saggio critico di Flavio Ermini
in foto:
Una quindicina di sculture (alcune in bronzo, altre in marmo) e una decina di grafiche dalle singolari soluzioni tecniche. Non un’antologica, ma un excursus per tappe sintomatiche lungo quella che è stata una appassionata, paziente, un po’ stregonesca ricerca durata più di cinquant’anni. Quella di Dario Tenuti è l’estetica dell’”oggetto trovato”, dello sguardo a terra, della bellezza archeologica della discarica. Egli percepisce un’anima in quello che può apparire come puro materiale di scarto, coglie un immenso giacimento di possibili bellezze in ciò che è il rifiuto quotidiano. Solo che non si accontenta di una larva: ma mira alla figura perfetta. Ama smontare e rimontare tutto come se le cose della vita fossero un gioco da manipolare. Prende a destra e a manca, creando combinazioni improbabili, coltivando sintassi, di volta in volta, divertenti, ostiche, oscure. G. Verzellesi, in catalogo, allude a un “bricolage” dalla preziosa fisionomia formale. E, in un altro testo, L. Meneghelli parla di “immagini in transito, di mondi possibili, di innesti enigmatici”. L’obiettivo è quello di “sollevare” gli oggetti dal loro stadio di rottami, conferendo loro una nobiltà tra umoristico e sacrale. E poi, ecco le composizioni grafiche, in cui sembra rimanere davvero impressa la memoria dell’oggetto, come una traccia sulla sabbia bagnata o una impronta
Tante opere raccolte in anni di ricerca: disegni ed acquerelli di maestri italiani e internazionali. Ogni opera ha una propria storia che il collezionista Emilio Carpeggiani ci racconta con passione, la stessa passione che l'ha guidato nelle scelte.
Quando ha iniziato a collezionare opere d’arte?
E’ una storia lunga una vita.
Una vita iniziata a Verona?
No, a Mantova. Ho cominciato collezionando grafica antica negli anni ’50-’51, trascinato da un collega di lavoro. A Verona sono venuto ad abitarci nel 1957, in occasione del matrimonio.
Ad un certo punto ho frequentato questo amico non solo per motivi di lavoro ma anche per hobby, seguendolo nei viaggi che faceva per scovare opere curiose.
Ricordo un viaggio fatto a Londra dove anch’io comprai incisioni antiche. In quegli anni frequentavo antiquari, gallerie e librerie di antiquariato. Però già nel ’59 cominciavo a interessarmi di arte moderna. Frequentavo Milano e la zona di Brera, facendo conoscenza dei più importanti galleristi e pittori del momento. Ricordo di aver conosciuto anche il veronese Birolli di cui acquistai diversi lavori, soprattutto astratti. In quegli anni a Verona c’erano soprattutto ottime stamperie e tra queste mi piace ricordare quella che Perini aveva prima di aprire la galleria.
Se si volesse trovare un filo conduttore nelle opere che ho collezionato questo potrebbe essere individuato in una
dal 21 aprile al 30 giugno 2007
personale di Giuseppe Rado dal titolo "From Pod to Pod"
a cura di Maurizio Sciaccaluga.
Senza darlo a vedere, la ricerca di Rado ha i modi e lo stile dello zapping televisivo, di quel fai-da-te che caratterizza oggi immagini e palinsesti televisivi. Anche l’artista s’è costruito il suo programma prendendo da dove meglio ha creduto e potuto e, di volta in volta, costruisce e assembla la storia e il finale che più gli aggrada. In fondo, come in quegli spezzoni interrotti lasciati sospesi dal correre frenetico del telecomando da un programma all’altro, nelle foto dell’artista manca un prima e manca un dopo, e questo prima e questo dopo, oltre che dalla fantasia degli spettatori, possono essere dati soltanto dalle altre immagini firmate e presentate dall’autore, sono rappresentati dagli antecedenti e dagli sviluppi della ricerca. Storie e vicende sincopate dunque, certo, trame a singhiozzo e surreali, ancor più certo, ma anche una libertà estrema nel dar sfogo all’immaginazione, nel cercare il sonno più sonno, lo sguardo più sguardo, l’eccezionalità più eccezionale. Giuseppe Rado è nato a Brindisi nel 1970, vive e lavora a Bologna.
dal 26 Maggio al 15 Giugno 2006
Galleria Piazza Erbe a Verona
Enigmatica, sfuggente, ironica, sensuale. Attorno all’indecifrabile figura della Gioconda di Leonardo si sono consumati i più incredibili tentativi di interpretazione, ricercando nel quadro rapporti matematici, geometrie occulte, riferimenti astrologici.
Da più di trent’anni Franco Fossi, evita ogni forma di indagine iconografica e si pone invece di fronte al capolavoro leonardesco come se esso fosse la fonte mitica, la memoria anchetipica a cui guardare per sviluppare una riflessione linguistica senza fine.
Così, nei vari dipinti che si susseguono nel corso del tempo (e di cui sono esposte in mostra una ventina di “exempla”) Fossi pare regredire al leggendario prototipo, quasi a volerlo penetrare o a isolarne porzioni, congetture formali, ipotesi grafiche. E’ lo stesso Franco Fossi ad affermarlo: “La mia vuole essere una ricerca simile a quella di uno scienziato: per questo taglio, sminuzzo, cancello l’immagine, la riduco a una struttura puntiforme, come quella data da una serie di pixel, o la tratto come fosse un pugno di creta, in cui affondare le dita, per meglio appropriarmene e farla mia”.
Si va dalla moltiplicazione dell’immagine, quasi fosse una sorta di accumulo di migliaia di esperienze o di sguardi, a riquadri che danno l’impressione di una trasformazione geologica, cosmica, in atto;
Trenta immagini appartenenti a quella corrente artistica e fotografica ottocentesca che prende il nome di Orientalismi, a confronto con i lavori di sette artisti contemporanei.
Le immagini antiche fanno parte di una collezione privata raccolta da un diplomatico italiano tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX: ritratti, paesaggi, barche, scene di vita quotidiana egiziana riprese da tre grandi protagonisti della fotografia di quel periodo, Felix Bonfils, Hippolyte Arnoux, i fratelli Zangaki. Preziose le rare immagini inerenti l'apertura del Canale di Suez. Si tratta di fotografie, rigorosamente in bianco e nero, stampate all'albumina, esposte accanto ai lavori di Gabriele Basilico, Luca Campigotto, Daniela Comani, Lynn Davis, Tarin Gartner, Shrin Neshat, Marco Zanta.
Gli artisti contemporanei presentano paesaggi e personaggi del vicino, medio ed estremo oriente e video come Pulse, di Shirin Neshat, tra le più conosciute artiste della scena contemporanea, dove il fuoco è puntato sulla condizione della donna nel mondo musulmano.
Una Beirut devastata dalla guerra, all'inizio degli anni novanta, è la protagonista delle immagini in bianco e nero di Gabriele Basilico, mentre un Israele ironico, solare e tranquillo è raccontato dalla giovane israeliana Tarin Gartner che ormai da qualche anno vive nel nostro paese.
Coloratissime e ipertecnologiche sono le immagini giapponesi di Marco
Inaugura venerdì 4 maggio alle 18.30
Circolo Pink di
Verona,
i lavori della giovane artista veronese Angela Turri, accompagnati dai testi di Leonardo Zanfretta. Con Monologhi al silicone la fotografia si sposa con l’improvvisazione delle parole: visioni asimmetriche che raccontano la vita quotidiana in chiave visionaria, particolari che si fanno trampolino di lancio per contraddizioni estemporanee. Una sorta di matematica dell’inconscio che cataloga l’emotività individuale, per raccontare momenti che proiettano nella fantasia dei sogni.
L’appuntamento di maggio con la rassegna “Wekend in mostra”, che propone ogni mese un artista diverso, nello spazio-tempo limitato a un fine settimana presso il Circolo Pink di Verona, è fissato per venerdì 4 maggio alle 18.30 e vedrà in mostra i lavori della giovane artista veronese Angela Turri, accompagnati dai testi di Leonardo Zanfretta. Con Monologhi al silicone la fotografia si sposa con l’improvvisazione delle parole: il prodotto finale non è altro che un insieme di visioni asimmetriche che raccontano la vita quotidiana in chiave visionaria, particolari che sembrano inutili all’occhio frenetico della folle corsa postmoderna e che si fanno trampolino di lancio per contraddizioni estemporanee. Una sorta di matematica dell’inconscio che cataloga l’emotività individuale indirizzandola in perimetri entropici, per raccontare momenti che restano come attaccati a chi li vive, e che proiettano
Inaugurazione: Domenica 22 Aprile, ore 11
dal 22 Aprile – 13 Maggio
2007: Le carte e le sculture
dal 15 Maggio – 14 Giugno: Le opere fotografiche e le sculture
Un tipo scomodo forse disordinato, certamente un artista inquietantemente autentico, forte di quel lirismo melanconico sottilmente acuto che sempre provoca nell’appassionato d’arte il desiderio di condividere una ricerca avventurosa. Una presenza antispeculativa sul piano economico che, dopo le posizioni di comoda vuotaggine modaiola visibilmente mondana, nascosta nelle pieghe di certi minimalismi, sceglie, in contrasto, una strategia artistica che mette se stesso in rappresentanza dell’Uomo con tutte le sue angosce e complessità. Sempre in discussione provocatoria con lo spettatore inducendolo, a volte, a un senso di disagio. Mai manierista e compiaciuto, ironico, amaro, triste, indimenticabile, forte di quell’essere figlio della sua epoca e radicato nella cultura e nella tradizione figurativamente sensuale e matericamente coinvolgente che per meglio intenderci va da un Caravaggio a un Dieter Roth con in più la stimolante consapevolezza di una feroce critica.
Pasquale Martini (nato nel 1961) diplomato all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, discusso e commentato da celebri autori, curatori e critici, tra loro: Luciano Caramel, Peter Weiermair, Martina Corgnati, Philippe Daverio e Claudio Cerritelli, protagonista
Elenco delle mostre in corso organizzate dal Centro Nazionale di Fotografia
Guido Cecere
Cityscapes
Liceo Classico Tito Livio, Riviera Tito Livio,
9
11 aprile - 19 maggio 2007
Inaugurazione mercoledì 4 aprile ore
11.00
orario:
lunedì - venerdì 9.00/17.00 - sabato 9.00/13.00
chiuso
domenica, 25 aprile, 1a maggio.
Ingresso libero
Claudio
Sabatino
Padova Est
Ex Fornace Carotta, Piazza Napoli, 74
7 - 29 aprile
2007
Inaugurazione giovedì 5 aprile ore 18.30
orario:
martedì -
venerdì 15.30/19.00 - sabato e domenica 10.00/13.00 - 15.30/19.00
chiuso
lunedì non festivi, 1a maggio
Ingresso libero
Pino Ninfa
Un
racconto chiamato jazz
Galleria Sottopasso della Stua, Largo Europa
7
aprile - 2 giugno 2007
Inaugurazione venerdì 6 aprile ore
17.00
orario:
da lunedì a sabato 10.00/13.00 - 15.30/19.00
chiuso
domenica, 1a maggio
Ingresso libero
Mario Schifano
Gioie
istantanee
Scuderie di Palazzo Moroni, via Municipio, 1
7 aprile - 27
maggio 2007
Inaugurazione venerdì 6 aprile ore 18.00
orario:
martedì -
domenica 10.00/13.00 - 15.30/19.00
chiuso lunedì non festivi, 1a
maggio
ingresso libero
Giovanni Chiaramonte
Nascosto in
prospettiva. Scene nel paesaggio Italiano
7 aprile - 3 giugno 2007
Museo
Civico di piazza del Santo
Inaugurazione venerdì 6 aprile ore
19.00
orario:
martedì - domenica 10.00/13.00 - 15.30/18.30
chiuso
lunedì non festivi, 1a maggio
ingresso: 4 euro; 2 euro
(ridotto)
Valeria Magli
bal blanc
Ridotto Teatro Verdi, via
dei Livello, 32
21 aprile - 27 maggio 2007
Inaugurazione venerdì 20
aprile ore 18.00
orario:
martedì - venerdì 15.30