La Fondazione Bevilacqua La Masa mostra per la prima volta al pubblico un momento saliente della collaborazione e della profonda amicizia tra Carmelo Bene e Pierre Klossowski, cioè il ciclo completo – 17 disegni e 4 studi – che quest’ultimo dedicò a una commedia su Bafometto di cui lui stesso aveva scritto il testo, e che Carmelo Bene avrebbe dovuto mettere in scena in occasione della Biennale Teatro da lui diretta: un sogno rimasto chiuso, dal momento che l’istrione italiano decise di abbandonare bruscamente l’incarico.  

Appena dopo la celebrazione di Klossowski offerta dalla Whitechapel di Londra, nonché prima di quella che gli tributerà il Centre Pompidou di Parigi, la BLM di Venezia è fiera di potere portare a conoscenza del pubblico anche questo nucleo compatto e inedito di disegni.

Afflato mistico e religioso, paura dell’omosessualità, del desiderio erotico perverso; omaggi a Sade e a Foucault, due diversi maestri della liberazione dal potere e dalle sue catene; gioventù e suicidio… questi e altri temi scandalosi sono al centro della mostra.

Il soggetto attorno a cui si svolgono i grandi cartoni a matita, infatti, in cui le figure hanno quasi sempre dimensione reale, è quello di un giovane attraente,

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dal  16 febbraio al 8 marzo 2007


 mostra dell’artista veronese Enrico Tinto Incisioni 2003-2006, che vede esposte opere di Tinto che abbracciano gli ultimi anni del percorso creativo dell’artista e si accostano al suo lavoro sui quadri materici. Sono in mostra incisioni del 2003 dal titolo Sabbia, prodotte in tiratura molto bassa, circa venti esemplari per lastra, caratterizzate dall’essere ognuna diversa dall’altra, sorta di monotipi con inchiostrazione unica. Lo stesso vale per le incisioni del 2006, che rappresentano paesaggi urbani secondo poetiche care da sempre all’artista, che elegge la città a terreno ideale per le sue sperimentazioni, dando origine a visioni di luoghi vissuti e immaginati, a visioni di spazi riempiti e lasciati vuoti.

La scelta di operare inchiostrazioni sempre diverse rende di fatto ogni stampa un pezzo unico e le incisioni proposte in questa esposizione, accostate alle matrici in rame o zinco usate per la stampa, permettono di osservare come il disegno di incisione si possa utilizzare con risultati diversi e sorprendenti. Inoltre l’utilizzo di tecniche di incisione molto pesanti, che arrivano a bucare la lastra, consente di creare immagini apprezzabili anche da un punto di vista tridimensionale, come ad esempio nelle due serie non inchiostrate In città e Città vuota in cui a comporre l’immagine è solo il rilievo prodotto

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da sabato 24 febbraio al 17 marzo 2007 mostra dal titolo "Anima mundi, piccola".

La ricerca dello scultore è un ritorno alle radici più profonde dell'umanità, metafora velata dal mito e dalla storia, delle contraddizioni del presente si colloca all'incrocio tra arte, vita e spiritulità. Attivo nel campo della scultura fin dagli anni giovanili ha affiancato sucessivamente ad essa numerose esperienze di scenografia e design.

Evento Speciale: Venerdì 9 MARZO alle ore 21.00

SCENA SINTETICA organizzazione teatrale bresciana




Data inizio: 01-01-2007
Data fine: 17-03-2007
Luogo: Galleria Incorniciate
Indirizzo: Via Brigata Regina 27/a
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Telefono: 045 89oo212
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17 febbraio - 2 marzo

Mostra di fotografia. Espongono Irene Danzi, Stefano Zampini, Gruppo fotografico Carpe Diem, una raccolta di foto d’epoca.

Per informazioni

www.verderame.net

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Data inizio: 10-12-2006
Data fine: 02-03-2007
Luogo: Biblioteca di S. Pietro in C. c/o IPSA S. Floriano, via Lenguin
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dal 20 gennaio al 17 marzo 2007
La Galleria Artericambi presenta  la personale di Fabio Sandri a cura di Eva Fabbris


       
L’artista vicentino Fabio Sandri presenta nella mostra Appartamento una grande installazione di carta fotografica che riproduce un appartamento in scala 1:1 e una video installazione.
Il medium che permette a Fabio Sandri di far “precipitare” degli spazi vissuti su superfici bidimensionali è il fotogramma, procedimento di scoperta primo-novecentesca che prevede l’uso della carta fotografica a impressione diretta. Per effetto della luce sull’emulsione fotosensibile si crea sul foglio un’impronta di origine assolutamente meccanica e di forte potenza evocativa: una sorta di contro-ombra che coglie e rende per tonalità di grigi le profondità spaziali, riuscendo al tempo stesso a descrivere minuziosamente le superfici degli elementi che connotano uno spazio (ad esempio il disegno delle piastrelle del pavimento).

Con questa modalità Sandri procede a mappare tutti gli ambienti di un’abitazione: ciascuna stanza “fotogrammata” ha mantenuto le sue dimensioni reali, che non coincidono necessariamente con quelle dello spazio espositivo. Questi grandi fogli di carta fotografica, dunque, non occupano solo le pareti della galleria, ma vanno ad ingombrarne anche il pavimento, accentuando così la complessità del rapporto tra lo spazio originario (la
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dal 10 febbraio al 17 marzo 2007

 

Dopo la personale milanese, SPIRALEARTE artecontemporanea ha il piacere di presentare, nel suo spazio espositivo di Verona una mostra di Paul Goodwin dal titolo TOUCH, una selezione delle opere più rappresentative dell’artista inglese degli ultimi quattro anni.

 

La pittura di Goodwin, a volte un denso impasto, altre volte un velo leggero tirato, è applicata sulla superficie di alluminio o acciaio con i più svariati utensili (coltelli, spugne e spatole) e quasi mai con il pennello; la qualità del fondo metallico, che può assumere sfumature nero-bluastre, essere lucido oppure opaco, accompagna, determinandoli, i toni di colore delle opere. I colori sono concentrati in Lumps, ovvero macchie, di luce e materia che Paul Goodwin dispone in tre “posizioni” differenti: quasi sospesi sulla lastra di metallo senza toccarne le estremità, spostati ai limiti del supporto a lambirne i bordi o infine “dentro il lump” con la superficie del supporto completamente lavorata. Le diverse “posizioni” possono corrispondere alla dimensione spaziale, i tocchi di colore rappresentano il modo di toccare e di essere toccati dalla natura e vivono un rapporto diverso con la quarta dimensione, quella del tempo. Il lavoro dell’artista pare avvolto intorno al sentimento dello spazio “feelings of space” che è traducibile in

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Dal 20 gennaio al 27 maggio 2007

 In arrivo un de Chirico mai visto e nemmeno immaginato

“Questa mostra vi guiderà passo per passo alla scoperta della più emozionante avventura intellettuale e poetica dell’arte del XX secolo: un de Chirico che non avete mai visto e nemmeno immaginato, il “vero” de Chirico che sta all’origine del surrealismo e di tutto ciò che di magico e inquietante vi è nell’arte del novecento”. L’affermazione è di Paolo Baldacci che con Gerd Roos cura la grande mostra che Palazzo Zabarella ha in programma a partire dal prossimo 20 gennaio.

Sarà presentata una selezione di capolavori di altissima forza evocativa e poetica che non potrà non lasciare il segno tra i visitatori. E anche un’occasione unica per vedere, oltre alla più ampia selezione mai offerta nel nostro paese di opere metafisiche e dei primi anni ’20, molti dipinti straordinari che non compaiono in mostre pubbliche o private da prima della seconda guerra mondiale.

I curatori si sono mossi fin dall’inizio nell’intento di rendere accessibile al pubblico la complessità di un artista che ha prodotto un corpus di opere vastissimo ma discontinuo e che ha avuto un’attività più che sessantennale segnata da frequenti inversioni di

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Jerry Uelsmann: 1961-2006

dal 17 Febbraio - 15 Aprile 2007

Il Centro  presenta la PRIMA retrospettiva europea del maesto Jerry Uelsmann.
 
La mostra curata dal fotografo e docente Mauro Fiorese presenta, attraverso una straordinaria sintesi di ben 45 anni di carriera, il mondo di questo visionario artista dal 1961 al 2006.
 
Circa 90 opere originali in Bianco e Nero, tutte stampate dall’autore su carta ai Sali d’argento e capaci di fondere forma e contenuto in un unicum dal potere evocativo difficilmente descrivibile se non attraverso l’esperienza diretta con le immagini esposte. L’esposizione è arricchita da un cortometraggio-intervista realizzato ad hoc con l’autore.
 
(…) nelle sue immagini concetti come “fedeltà” o “realismo” fanno riferimento a descrizioni di stati d’animo interni più che a fenomeni esterni. Di sicuro esse non intendono essere documenti nel senso che non cercano di produrre prove visive plausibili ma cercano di mostrarci UN mondo -  non IL mondo -  attraverso metafore, segni e simboli che fanno parte di un vissuto non riconducibile a precise condizioni di tempo e spazio. Jerry Uelsmann viene spesso considerato uno degli autori capaci di aver ampliato il senso del termine fotografico violando letteralmente
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dal 2 dicembre 2006  al 1 maggio 2007

 Grande evento espositivo 2006-2007 del Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, che sarà dunque il primo museo in Italia a dedicare una grande mostra a questo tema.

 

L'esposizione, in programma dal 2 dicembre 2006 al primo di maggio del 2007, intende raccontare la storia del design dell'automobile, in un percorso che individua come suoi punti nodali le grandi innovazioni dal punto di vista dell’estetica e da quello della tecnologia. Si parte dagli esordi - in mostra anche la prima automobile mai realizzata con un motore a scoppio, la Benz "Dreirad" del 1886 – e si arriva ai giorni nostri e oltre.

 

"Mitomacchina" presenta infatti anche i prototipi che nel Ventunesimo secolo stanno per rivoluzionare ancora una volta le forme, l’uso e la carica di significati dell’automobile.
La chiave di lettura di Mitomacchina è duplice: da un lato la mostra presenta una vasta selezione di modelli di automobili scelti a partire dal loro ruolo di propulsori del cambiamento, sia in chiave sociologica che estetica; dall'altra una ricognizione sui progetti, i processi industriali e le sperimentazioni che hanno accompagnato, messo in discussione e ricostruito, grazie ai

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A Ferrara dal 18 febbraio al 20 maggio 2007


Palazzo dei Diamanti dedica un’importante retrospettiva al Simbolismo colmando così una lacuna nel panorama espositivo italiano che perdura da quasi quarant’anni. Dal 18 febbraio prossimo, infatti, un centinaio di capolavori provenienti dalle più prestigiose raccolte pubbliche e private di tutto il mondo offriranno al pubblico del nostro paese l’opportunità di rileggere e approfondire la conoscenza di questo affascinante capitolo della storia dell’arte europea.

Il simbolismo è una delle più importanti correnti artistiche della fine del XIX secolo. La sua poetica, alternativa sia alla pittura accademica che alle più avanzate tendenze del realismo e dell’impressionismo, rappresenta un ponte tra l’Ottocento e il Novecento e costituisce una delle premesse fondamentali alle rivoluzioni formali attuate dalle avanguardie ventesimo secolo.

La mostra, organizzata da Ferrara Arte, in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, è curata da Geneviève Lacambre, conservatrice onoraria del Musée d’Orsay, con la collaborazione di Luisa Capodieci e Dominique Lobstein. Un allestimento cronologico ripercorre i momenti salienti di quella eccezionale stagione artistica, facendola rivivere attraverso alcuni dei suoi temi più ricorrenti: la vita e la morte, lo scorrere del tempo, il sogno e la riflessione,

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Inaugurazione venerdì 2 febbraio 2007


Cinquanta sculture in ferro che sembrano uscite dai bassifondi della storia. Sergio Billi ha girato per anni nei cimiteri del trovarobato e dei ferri-vecchi, raccogliendo oggetti ormai consumati dall'uso e logorati dalla ruggine (zappe, falci, chiodi): poi li ha assemblati e saldati fino a conseguire un’armata di figure che assomigliano un po’ a guerrieri e un po’ a simboli tribali.

Nella sua costruzione l’artista non ha voluto perdere il senso del relitto, ma nel contempo ha cercato di innalzarlo a fregio, a trofeo. Per cui si è venuta a creare una sottile parabola del fare e disfare, dell’aggregare e disgregare o, detto in altri termini, un rapporto paradossale tra forma e informe, tra barbarico e colto, tra primitivo e sofisticato. Non a caso in catalogo, Luigi Meneghelli scrive - l’oggetto è ancora riconoscibile, nominabile, ma spogliato dei suoi contrassegni funzionali diventa anche altro: una parte anatomica, uno scudo, una spada”. Un essere arcimboldesco che fa nascere il fantastico dal noto, l’unitario dall'addizione delle parti. Così, ogni scultura non mira solo a recuperare miti arcaici, iconografie totemiche, ma anche a rappresentare una ironica “recherche” del tempo perduto, un divertito mausoleo di immagini del profondo.

nella foto Luigi Meneghelli e Sergio Billi foto Antonella Anti Studio Click

 





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