dal 18 novembre al 16 dicembre
La galleria, specializzata
nella ricerca etnografica e nella proposta
di autentici pezzi delle Arti Tradizionali dei popoli extra-europei,
espone una collezione di copricapi tradizionali Asiatici e Africani.
Sono
ornamenti che spesso, oltre ad un semplice abbellimento del corpo, costituivano
un importante elemento decorativo che aveva particolare significato in occasioni
quali feste, riti, momenti religiosi; di grande effetto scenografico, o di
poetica fattura, assumevano anche una decisa funzione apotropaica.
La galleria propone in
permanenza una scelta di monili e ornamenti di popoli extraeuropei e
periodicamente mostre tematiche alternandole al progetto
"Fuorinorma" (Outsider Art)
Foto Antonella Anti Studio Click
fotografie di Jean-Luc Thaly
Fnac Verona – via Cappello 34
Dal 6 dicembre 2006 al 9 gennaio 2007
(…) Il comune di Lisbona ha da sempre messo delle panchine pubbliche in alcune zone della città: i moli del porto, i belvedere, i giardini da cui si domina il mare. Sono molti coloro che vanno a sedersi lì. Tacciono, con lo sguardo perso in lontananza. Cosa fanno? Praticano la “Saudade”. Cercate di imitarli. Certo, è un cammino arduo, le sensazioni non sono immediate, talvolta l’attesa dura persino degli anni. Ma, lo sappiamo, la morte è fatta anche di questo.
Antonio Tabucchi
Tratto dal libro “I volatili del Beato Angelico”.
Thaly pensa che dovrebbe camminare ancora un’ora o due per sfruttare appieno la sua giornata. Stare lì con gli altri, facendo finta di niente e, in un momento preciso e improbabile, prendere la sua macchina fotografica, caricarla, regolare, inquadrare, scattare, poi ritornare a camminare o a passeggiare. Dopo ogni inquadratura, immagina sempre la foto che ha appena fatto, la vede sulla carta con i suoi occhi, ne ascolta la stampa; il fotografo contempla la propria memoria. In quel momento, Lisbona, per lui e forse
Inaugura venerdì 8 dicembre alle 18.30
Prima
esposizione della rassegna
In mostra le opere di Roberto Aere e Daniela Migaldi, colori in movimento.
in mostra opere di Roberto Aere e Daniela Migaldi. Apnea si presenta all’insegna dei colori in movimento, capaci di attraversare le forme della libertà, travestirne metafore e delinearne i contorni, e dei colori d’impatto emotivo, in grado di trattenere gli stimoli urbani e definirne le forme impercettibili, occupando spazi e superando limiti. “Il colore trasforma le sensazioni, offusca la percezione e costringe il brivido della fantasia ad esporsi”, questo il filo conduttore dell’esposizione. Il linguaggio cromatico è ancorato a stimoli esistenziali: gioie, paure, turbamenti quotidiani.
Roberto Aere nasce a Verona il 14 febbraio 1961. Si accosta
alla pittura e al colore per gioco e per lavoro. Dipinge da anni con una
tecnica pittorica che richiede tempo, ma
nasce istintiva, veloce, umorale. Il quadro nasce da un gesto continuo, “tutto
deve succedere con un segno unico e definitivo che solca tavole di legno
imbiancato, fissando forme trasparenti e sovrapposte, fatte di tanti casuali e
differenti spazi da riempire”, il tutto usando colori di ogni tipo. Il disegno
nasce senza che venga mai staccata la matita dal foglio. In pittura Aere ama darsi
limiti per poterli rompere.
Tra
a cura di Sebastiano Zanetti e Francesco Bonazzi.
dal 18 novembre al 31 dicembre
Più di quaranta artisti accuratamente selezionati sono stati invitati a relazionare il proprio lavoro con un'unica dimensione spaziale vincolante uguale per tutti. Una minima dimensione al cubo che confina strettamente con la stessa piccola dimensione posizionata sopra, sotto o ai lati, creando una stretta vicinanza che non propone possibilità di spazio nullo e soffoca ogni esigenza di espansione perimetrale.
PAD, infatti, è un'unica stanza dove si espande una bacheca formata da moduli della misura di 40x40 x40 cm che moltiplicati per 102 volte occupano ordinatamente l'intera superficie di una delle quattro pareti che la costituiscono. In PAD lo spazio è la metafora di un condominio bianco, di un hotel giapponese formato da loculi, celle, letti a castello adiacenti; è un alveare creativo consapevole di un sovraffollamento prossimo venturo, preparato con stanze vuote, tutte uguali e perfettamente omologate, in cui più di quaranta nuovi inquilini sono chiamati a lavorare in stretta convivenza, conformando le proprie necessità rielaborando l'unità di misura secondo la propria esigenza sensibile.
Gli inquilini invitati sono: Alek O., Amae Artgroup, Alessandro Ambrosini, Michele Bazzana, Dafne Boggeri, Ludovico Bomben, Stefano Buro, Camilla Candida Donzella, Enrica Cavarzan, Paolo Cavinato, Massimo Carasi, Matia Chincarini, Marco Cingolani, Sabine Delafon, Silke De
dal 7 ottobre - 2 dicembre 2006
Il lavoro di Federico Maddalozzo è incentrato
sull'analisi percettiva e identitaria del colore puro. In quest'ultimo progetto
che prevede quattro installazioni site specific, l'artista si concentra sul
carattere individuale ed incerto della visione. Prediligendo materiali leggeri:
prodotti cartotecnici, pile di fogli, campioni cromatici Pantone, alluminio, ed
intervenendo direttamente sullo spazio, Maddalozzo sottrae agli sguardi,
struttura e peso delle forme, concentrando l'attenzione verso il perimetro e la
superficie degli oggetti.
In Maybe #05 la luce riflessa dai fotoni di un'intera parete rivestita di centinaia di cartoncini colorati, sporgenti dal muro con due opposte inclinazioni, ridisegna lo spazio intrappolando gli sguardi in un meccanismo ottico destabilizzante. L'incertezza che pervade la percezione, l'impossibilità dei nostri occhi di riconoscere come identiche due superfici cromatiche identiche esposte con inclinazioni differenti, ci riconduce inevitabilmente a tematiche complesse che attraversano l'equilibrio psicologico dell'individuo.
L'illusorità del reale e l'unicità dell'esperienza, così come
l'invisibilità delle emozioni, sono i codici sottesi da Federico
Maddalozzo.
Darren Murray riproduce in pittura immagini di paesaggi
assolutamente convenzionali, ripresi da calendari o brochure pubblicitarie di
viaggi. La cromia è accesissima, con una tavolozza limitata quasi esclusivamente
ai colori primari e secondari, assolutamente non naturalistica.
Dall'8 dicembre 2006 al 9 aprile 2007
A Bassano la collezione mai vista di due grandi Fondazioni
LE COLLEZIONI DELLA FONDAZIONE CARIVERONA E DELLA FONDAZIONE DOMUS
Un patrimonio d’arte che spazia dalla fine del Trecento agli anni ’80 del Novecento, custodito nella sede della Fondazione Cariverona e della Fondazione Domus a Verona ..Bellotto, Boccioni, Morandi, Vedova, Tancredi, Dorazio…, viene eccezionalmente esposto nella nuova ala del Museo Civico di Bassano per festeggiare il completamento del primo lotto dei lavori della grande nuova struttura culturale della città, della quale la Fondazione Cariverona è principale sostenitore.
La collezione d’arte presentata a Bassano del Grappa è di recente e recentissima storia e si coaugula intorno all’importante acquisto, nel 2000, della Veduta di Castelvecchio e del ponte scaligero da monte dell’Adige di Bernardo Bellotto, una tela commissionata al grande pittore veneziano durante il suo soggiorno a Verona nel 1747 dal maresciallo Von der Schulenburg, al quale si legano alcune tra le più importanti committenze di dipinti di veduta e paesaggio della pittura veneziana di primo Settecento.
Nata con l’intento di raccogliere opere di artisti veronesi o vedute di Verona, la collezione si venne integrando negli anni successivi
In mostra disegni e sculture del veronese Virginio Ferrari che da anni si divide tra Verona e Chicago (dove ha insegnato per anni alll ). Le sue sculture sono presenti in collezioni private e nei musei di tutto il mondo. Per le sue opere lirico astratte impiega prevalentemente bronzo, ferro, acciaio inox, granito.
dal 24 ottobre
Dal 1992 il Museo Civico di Storia Naturale di Verona effettua ricerche nelle aree carsiche della Cina meridionale. Sono state effettuate 12 spedizioni, alle quali hanno preso parte oltre 300 persone tra studiosi e speleologi italiani e cinesi, che hanno permesso l’esplorazione di quasi 150 grotte, per un totale di oltre 60 km di sviluppo.
Per sistematicità, sforzo complessivo e risultati, le esplorazioni veronesi in Cina costituiscono di gran lunga il maggior impegno speleologico italiano in questo vasto territorio dell’Asia orientale. Le spedizioni veronesi hanno spesso visitato aree ed esplorato grotte carsiche in territori di difficile accesso. La regione della Cina dove il Museo di Verona ha investito le maggiori energie, per il grande interesse scientifico e naturalistico dell’area, è il Guizhou.
Numerosi organismi viventi, molti dei quali nuovi per la scienza, sono stati osservati e raccolti, specialmente nel corso delle spedizioni condotte negli ultimi cinque anni. Tra questi possiamo citare alcuni funghi parassiti, crostacei terrestri e acquatici, coleotteri, cavallette e altri insetti e, tra i vertebrati, alcune nuove specie di pesci cavernicoli.
Un altro importante obiettivo è stato lo studio dettagliato di alcuni sistemi di fiumi carsici del Guizhou attraverso un monitoraggio dei principali parametri chimico-fisici. Sono stati effettuati numerosi rilievi per evidenziare il livello
dal 24 settembre al 17 dicembre 2006.
La mostra si propone come l’esperienza dell’andare a funghi ed insieme ai funghi reali s’incontrano nel parco della Barchessa di Villa Donà delle Rose a Mirano quelli d’artista. Come è nello spirito di Concerto d’Arte Contemporanea e di PaRDeS ed in sintonia con il periodo, si organizza per un’esposizione autunnale con opere di scultura ed installazioni ambientali dislocate all’aperto (corredate di progetti e video) sul tema dei “funghi d’artista” che si lega all’ambiente e al territorio. L'idea è nata in quanto, in questa zona del Veneziano, ci sono molti funghi, sia commestibili sia tossici e velenosi, che crescono nei parchi e giardini storici. Inoltre il fungo è un argomento di grande interesse per gli artisti.
Il lavoro di trasformazione del fungo è simile a quanto fa l’artista che con le sue tecniche trasforma i materiali in opera d’arte; il fungo come l’artista compie un’operazione alchemica: trasforma elementi e sostanze in qualcosa che in molti casi diventa bella e buona. Basti pesare all’umile e prezioso lavoro che il micelio sviluppa in micorrizia con le radici degli alberi per aiutarle nell’assimilazione delle sostanze minerali La parola fungo inoltre assume nella “mappa mentale” molteplici significati tutt’altro che negativi.
Sono in molti gli artisti a trarre ispirazione dal fungo con
La galleria The flat, in occasione di art(Verona 06, riapre la stagione espositiva, ha inaugurato il 21 ottobre, nella sua sede di Villa Noris, "People like Us" una mostra collettiva che presenta i lavori di dieci artisti italiani e stranieri.
Il fil rouge che attraversa i lavori, declinato dai diversi artisti secondo tecniche e priorità concettuali divergenti, è rappresentato dalla voglia di guardare, cogliere e raccontare angolature del nostro essere "gente comune".
Lo show presenta lavori che ritraggono coloro ai quali la "normalità" occidentale viene brutalmente negata, a fianco ad altri che indagano la realtà di chi, nella sua ostentata eccentricità, a quella voglia d’essere uno come tanti, rimane tuttavia testardamente aggrappato. Ma chi sta dentro e chi fuori, da quello "us" - che monosillabico com’è, vorrebbe contenerci tutti? Persone come voi, come me che scrivo e te che leggi: l’alienazione di donne comuni, sguardi colti per caso dal finestrino di un auto e facce familiari, recuperate da vecchie foto ricordo reinterpretate, ancora volti strappati alla cinematografia, che comunicano inquietudine e infine facce senza volto, ma con un’identità iscritta nei dettagli, questi ultimi di un’eloquenza tale, da renderle malgrado tutto, ancora sorprendentemente riconoscibili.