23 maggio - 7 settembre 2014, Museion, Bolzano - Prima personale di Tatiana Trouvé in un museo italiano. Trouvé (Cosenza, 1968, vive e lavora a Parigi) ha all'attivo diverse mostre in istituzioni come il Kunsthaus di Graz, il Migros Museum di Zurigo o il Centre Pompidou di Parigi, oltre alle partecipazioni alla Biennale di São Paulo (2010) e alla Biennale di Venezia (2007).
Nelle installazioni di Tatiana Trouvé il visitatore è coinvolto fisicamente in situazioni cariche di fantasmi, che oscillano tra il reale, l'immaginario e l'illusorio. Nell'universo creato dall'artista lo spazio della materia e la forma fisica convergono con la dimensione temporale e con la memoria. Razionale e irrazionale sono connessi: come emerge dai complessi disegni scenografici -che testimoniano il suo particolare legame con l'architettura – il contesto concreto allude a dimensioni invisibili.
18 aprile - 22 giugno 2014 Palazzo Chiericati (interrati palladiani) Piazza Matteotti, Vicenza - Orario: dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 17.00 (ultimo ingresso ore 16.30)
La mostra dal titolo "Nicola Samorì. La pittura è cosa mortale" offre al pubblico un'interessante panoramica della maestria pittorica di questo autore attraverso una selezione di circa 45 opere di grandi e piccole dimensioni.
Questo primo evento espositivo a palazzo Chiericati dopo la sua riapertura, porta la pittura della giovane promessa Nicola Samorì, con la curatela di Achille Bonito Oliva, a dialogare coerentemente con il valore storico-architettonico del palazzo palladiano e, non da ultima, con la sua pregevole collezione permanente, offrendo così anche l'occasione per apprezzare le opere dei grandi Maestri qui custoditi.
Organizzatore: Fondazione Vignato per l'Arte di Vicenza in collaborazione con la Collezione Coppola, la Galleria Mazzoli di Modena e l'assessorato alla Crescita e i Musei Civici di VicenzaIngresso alla mostra compreso nel biglietto di Palazzo Chiericati di 4,00 euro.
info: www.museicivicivicenza.it www.fondazionevignato.it tel 0444/222811-222104
Tra peso e leggerezza, realtà e illusione, trasparenza e opacità. Eduard Habicher costruisce la sua scultura come fosse un luogo "altro", fantasmatico. Che invade lo spazio e che dallo stesso spazio si fa invadere. Alla Galleria Goethe di Bolzano, fino al 4 marzo 2014.
"Lo spazio è un dubbio: deve essere continuamente individuato, designato, conquistato.". Così G. Perec. Ebbene, la scultura di Eduard Habicher (Malles, Bolzano, 1956; vive a Merano) si pone proprio come una ininterrotta interrogazione dello spazio. Essa può accompagnarlo, riconfigurarlo, estenderlo, facendo ricorso ad un gioco combinatorio di elementi instabili, dislocati, aperti. Anche la scultura dell'Avanguardia, da Tatlin a Calder, ha provato a sfidare le leggi della gravità, ma l'ha fatto sottolineando la propria leggerezza. Habicher non ha bisogno di esibire una levità di materiali; semplicemente solleva da terra l'acciaio, il legno combusto, il vetro. La leggerezza nelle sue opere non nasce dalla materia, nasce dal movimento. E le forme definiscono più il loro divenire che il loro essere. Lo stesso discorso vale anche quando interviene la negazione di ogni fisica consistenza (come può essere l'ombra che non è mai meno reale del corpo che la proietta o il vetro che suscita autentiche trasparenze sulle pareti): sono solo stratagemmi illusivi, che non hanno nessuna intenzione di contraddire l'ordine dello