Sabato, 13 luglio 2013 alle ore 10, si inaugurata nel Forte di Fortezza la 50x50x50 ART SÜDTIROL 2013, la grande panoramica dedicata agli esponenti altoatesini di arte contemporanea. La 50x50x50 ART SÜDTIROL 2013 presenta 54 artisti altoatesini in una grande esposizione.
Per 50 giorni, in 50 stanze, gli artisti selezionati presentano le loro opere. La mostra non si presenta con un leitmotiv definito, ma tende a dare spazio principalmente alla pesonalità e all'opera complessiva degli artisti. Ognuno presenta il suo mondo artistico, il suo messaggio, spaziando dalle forme combinate ai progetti interattivi, delle varie tipologie d'espresiione artistica all'arte cosidetta tradizionale, ai dipinti in stile classico accanto, alle azioni „performance", istallazioni video, fotografie, collage concezionali ,sculture realizzate in tecniche tradizionali. L'intensità, la varietà e l'originalità delle opere esposte permettono un'ampia visione panoramica sull'operato artistico dell'Alto Adige.
Gli artisti presenti sono: Alber Sepp, Auer Oswald, Auer Sabine, Blaas Thea, Chiusole Peter, Costabiei Monika, Dalfovo Walter, Damini Markus, Dapunt Erich, Dariz Erwin, Egger Franziska, Engl Robert, Feichter Friedrich Sebastian, Fleischmann Thomas, Gasser Markus, Hofer Sonia, Huber Ursula, Inderst Johannes , Inger Erika, Kaser Peter, Kastlunger Harald, Kiniger Markus, Klammer Margit, Klauser Ingrid, Klauser Lars, Kostner Arthur, Kuenz Walter, Lamonaca Giancarlo, Mahlknecht Ivo, Meßner Johanna, Moling Markus, Moser Werner, Mureda Manfred, Oberrauch Elisabeth, Pardatscher Martin, Pernthaler
Continua la mostra inaugurata a Padova in aprile nell'ambito Progetto Giovani
Espongono
ANDREA ANDOLINA, LUCA ARMIGERO, FILIPPO BERTA, TANIA BRASSESCO&LAZLO, PASSI NORBERTO, RITA CASDIA, RITA CORREDDU, NICOLA CRIVELLARI, SIMONA DAPOZZO, ALBERTO DICESARE, ALESSANDRO FABBRIS, FRANCESCO FEDERICI, CRISTINA GORI, TEODORO LUPO, ALESSANDRA MAIO, MARTA MANCUSI, ISABELLA MARA, LORENZO MAZZI, FABIO RONCATO, CLAUDIA ROSSINI, MASSIMO VASCHETTO, APPARATI EFFIMERI, LEMEH42, LUCA LUMACA
Palazzo Trevisan - Centro Universitario
Via Zabarella 82, Padova
Vi segnaliamo le date attualmente disponibili per le Visite Guidate alla mostra
giovedì 5 maggio ore 18.00-21.00
sabato 21 maggio ore 10.30-12.30
giovedì 9 giugno ore 18.00-21.00
sabato 18 giugno ore 10.30-12.30
Per Prenotazioni: Progetto Giovani - Area Creatività, 049/8204795 � fax: 049/8204747 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
8 aprile - 30 giugno 2011 - Abbiati/Penone, Cetera/Viola, Miorandi/Isgrò, Monzo/Boetti
“Ormai è tutto un labirintico ritornare e riandare e riprendere, riprodurre, far trasparire”. Così si esprime in un'intervista Giulio Paolini. Ed è un dato di fatto: siamo “uomini postumi”, che non cercano più prove sperimentali, grandi visioni metafisiche, progetti radicali. La stessa idea di storia ha smesso di essere unitaria, perchè si è spezzata la logica di uno sviluppo lineare, in favore di una composizione di eventi eterogenei. E l'arte, in quanto espressione del suo tempo, ha abbandonato ogni culto del nuovo, ogni tensione progressiva, per mettere assieme pezzi di mondo, orizzonti occasionali, rivisitazioni della storia. Essa non pratica più un pensiero sistematico, ma un pensiero “accumulativo, modulare, combinatorio”. Soprattutto non guarda al futuro, ma al passato, cercando in esso “una sorgere di immagini”, a cui attingrere a piene mani. Senza però, per questo, rifarsi alle vestigia della storia per riciclarle, restaurarle, aggiornarle (come aveva fatto, ad esempio, la Pittura Colta): ritorna su determinate immagini, come se queste avessero ancora una vita addormentata nella loro forma o avessero ancora qualcosa da esprimere.
L'esposizione “Affinità Elettive”, a cura di Luigi Meneghelli, mettendo a confronto quattro giovani emergenti (Elena Monzo, Pierluca Cetera, Valentina Miorandi, Stefano Abbiati) con quattro maestri storici (Alighiero Boetti, Bill Viola, Emilio Isgrò, Giuseppe Penone)
24 settembre - 30 ottobre 2010
Doveva essere il secondo atto di un progetto inteso a focalizzare il divenire della pittura. Doveva essere una specie di testimonianza finalizzata a indagare il paradosso del “nuovo” all'interno di un linguaggio tradizionale. Doveva essere il tentativo di individuare l'emancipazione di un medium che non ha mai finito di rigenerarsi e riprogrammarsi.
Vertigo 2 aveva intenzione di mettere in scena tre giovani artisti (Chiara Tagliazucchi, Antonio Bardino, Paolo Picozza) che avevano affrontato il quadro non come una semplice registrazione oggettiva del mondo, ma come l'indagine del sotto (o del dentro) le cose. Purtropo nel corso della preparazione della mostra Picozza è venuto a mancare e, con lui, una pittura “visionaria” che considerava la tela un autentico campo di battaglia e che tentava letteralmente di “mettere al mondo il mondo”, ancora bollente di bitume che cuoce, ancora “sorpreso” tra segni storti, fumi e curve materiche.
Si è a lungo valutato se sospendere il progetto (o riprenderlo dopo il tempo del lutto), ma le parole dell'estrema mail inviata da Picozza (“... io intanto dipingo”) ci hanno spinto a continuare, anche perchè sembrava che l'artista romano ci dicesse: “mi sono solo spostato per non far perdere la freschezza ai miei gesti”. E così abbiamo guardato ai dipinti di Bardino e Tagliazucchi,
26 giugno - 31 ottobre 2010
Filo rosso di quest’edizione è il tema del monumento, o meglio quel radicale processo di de-monumentalizzazione che ha svincolato la scultura dalle finalità celebrative ed encomiastiche.
Emblema del potere forte, strumento di omologazione della masse, ma anche catalizzatore dei valori dei popoli e tassello insostituibile nella costruzione della memoria collettiva, il monumento diviene bersaglio principale di rivolte e rivoluzioni per poi essere spazzato via dall’imporsi degli ideali di democrazia e libertà del nostro tempo. Tuttavia in uno scenario mobile e mutevole come quello attuale, in un clima di fine d’epoca – e di fine forse della storia stessa – accanto all'iconoclastia contemporanea, si registra, talvolta, il riemergere di vecchi valori e materiali. Torneremo a riconoscerci in nuovi monumenti?
La città di Carrara, un tempo meta di Michelangelo e Canova, la cui storia è legata a doppio filo all’estrazione e alla lavorazione del marmo, ora risente della perdita di centralità della sua materia prima in ambito artistico. Il contesto locale si offre dunque come specchio di quei segni di incrinatura del sistema produttivo di tutto il mondo occidentale, e dal confronto con questa situazione reale traggono ispirazione gli artisti invitati alla manifestazione. Le sedi espositive, vecchi laboratori di scultura e altri edifici dismessi del centro, dove i segni del tempo